Disposta una perizia psichiatrica per Leone Soriano. Dodici gli imputati coinvolti nelle inchieste della Dda di Catanzaro e dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo che hanno ricostruito gli affari illeciti della consorteria di Filandari
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Riforma della sentenza emessa in primo grado dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia e, conseguente, inasprimento delle pene per quasi tutti gli imputati. Questa la richiesta formulata dalla Procura generale di Catanzaro alla Corte d’Appello nel processo di secondo grado nato dall’operazione antimafia denominata Nemea nel quale sono successivamente transitate anche le imputazioni formulate con l’operazione Rinascita Scott per quanto attiene il troncone che interessa il clan Soriano di Pizzinni di Filandari.
Le richieste di pena
Queste le richieste di condanna: 12 anni per Graziella Silipigni, di 49 anni, di Pizzinni di Filandari (condannata in primo a 12 anni, moglie del defunto Roberto Soriano, scomparso per “lupara bianca”); 24 anni di reclusione per Giuseppe Soriano, di 29 anni, di Pizzinni di Filandari (figlio della Silipigni, condannato in primo grado a 13 anni e 8 mesi); 5 anni e 6 mesi per Giacomo Cichello, di 33 anni, di Filandari (condannato in primo grado a 5 anni); 22 anni per Francesco Parrotta, di 37 anni, di Filandari, ma residente a Ionadi (condannato in primo grado a 13 anni); 18 anni per Caterina Soriano, di 30 anni, di Pizzinni di Filandari (11 anni e 11 mesi la condanna in primo grado, figlia di Graziella Silipigni); 15 anni per Luca Ciconte, di 28 anni, di Sorianello, di fatto domiciliato a Pizzinni di Filandari (marito di Caterina Soriano, condannato a 10 anni e 9 mesi in primo grado); 10 anni per Domenico Nazionale, di 34 anni, di Tropea (assolto in primo grado, chiesto un anno per lui in primo grado); 11 anni per Rosetta Lopreiato, di 51 anni, di Pizzinni di Filandari (moglie di Leone Soriano, assolta in primo grado. Per lei erano stati chiesti 4 anni in primo grado); 10 anni per Giuseppe Guerrera, di 25 anni, di Arzona di Filandari (assolto in primo grado); 10 anni per Luciano Marino Artusa, di 59 anni, di Arzona di Filandari (assolto in primo grado); 10 anni per Alex Prestanicola, di 29 anni, di Filandari (assolto in primo grado).
Le assoluzioni in primo grado di Domenico Nazionale, Rosetta Lopreiato, Giuseppe Guerrera, Luciano Marino Artusa e Alex Prestanicola sono state appellate dalla Dda di Catanzaro, mentre le condanne di Luca Ciconte, Leone Soriano, Caterina Soriano, Giuseppe Soriano, Francesco Parrotta, Graziella Silipigni e Giacomo Cichello sono state appellate anche dai difensori.
La posizione di Leone Soriano
La richiesta di pena nei confronti di Leone Soriano, di 54 anni, indicato dagli inquirenti quale capo dell’omonimo clan, verrà effettuata dalla pubblica accusa all’esito di una perizia psichiatrica disposta dalla Corte d’Appello in accoglimento di una richiesta degli avvocati Diego Brancia e Sergio Rotundo e della stessa Procura generale di Catanzaro. I giudici hanno anche acquisito la perizia che era stata disposta nel processo nato dall’operazione “Ragno” e che lo dichiarava parzialmente incapace.
Oltre quaranta capi di imputazione, quattordici, invece, le persone offese individuate. L’inchiesta è stata condotta “sul campo” dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia con il coordinamento del pm della Dda di Catanzaro Anna Maria Frustaci. Successivamente sono confluiti nel processo Nemea anche – come detto – gli atti dell’inchiesta Rinascita-Scott, che vedevano coinvolti Leone e Giuseppe Soriano ed altri imputati, in modo tale da unificare con un solo processo i due procedimenti.
L’imputato Giacomo Cichello è figlio di Francesco Cichello, quest’ultimo dimissionario il 3 dicembre 2018 dalla carica di consigliere comunale di maggioranza di Filandari a seguito dell’approfondimento da parte della nostra testata, all’indomani dell’operazione Nemea, dei legami parentali fra indagati e politici locali. Giacomo Cichello è ritenuto dagli inquirenti il “braccio operativo” di Leone Soriano – accusato di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, danneggiamento a colpi di pistola ai danni di un distributore di carburanti di proprietà dell’avvocato Romano Pasqua (in concorso con Leone Soriano, Emanuele Mancuso e Francesco Parrotta), detenzione di armi e droga, incendio ai danni di una casa popolare (in concorso con Leone Soriano).
Imputati con stretti congiunti in politica
L’imputato Marino Luciano Artusa è invece il padre dell’attuale consigliere comunale di minoranza di Filandari Francesco Artusa, leader locale a Filandari della Lega di Salvini, che nelle amministrative del giugno 2018 si era candidato a sindaco a capo della lista “Filandari nel cuore” ottenendo 197 voti. Sino alla scorsa settimana (quando si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale), Francesco Artusa era anche consigliere alla Provincia di Vibo Valentia. All’atto della presentazione della candidatura a sindaco di Francesco Artusa (poi sconfitto ma eletto in Consiglio a Filandari quale consigliere di minoranza), il padre Marino Luciano Artusa (all’epoca ancora non coinvolto nell’operazione “Nemea”) si trovava già imputato dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo in altro processo, quello nato dall’operazione “Costa pulita” (tuttora in corso). L’imputazione in questo caso è quella di associazione mafiosa in qualità di “partecipe e latore di più ordini e direttive inviate o ricevute da Pantaleone Mancuso”. Nell’operazione “Nemea” l’accusa per Luciano Marino Artusa è invece quella di essersi associato con i Soriano con il compito di confezionare e rifornire il sodalizio di cocaina. Il consigliere Francesco Artusa è anche cugino dell’imputato Giuseppe Guerrera, figlio di Michele Guerrera, quest’ultimo cognato di Leone Soriano. Ricordiamo in ogni caso che nel nostro ordinamento la responsabilità penale è personale. I legami parentali con gli eletti potrebbero tuttavia interessare la Prefettura per altri profili, anche alla luce del fatto che nell’operazione Rinascita Scott un intero capitolo dell’inchiesta è dedicato all’influenza “della ‘ndrangheta sulle consultazioni amministrative a Filandari”. (LEGGI QUI: “Rinascita”: le amministrative di Filandari nel mirino della Dda)
Il difensori
Nel collegio di difesa figurano gli avvocati: Daniela Garisto (per Giuseppe Soriano, Luca Ciconte, Graziella Silipigni, Caterina Soriano e Giacomo Cichello), Diego Brancia (per Leone Soriano, Rosetta Lopreiato, Graziella Silipigni, Giuseppe Soriano e Alex Prestanicola), Giuseppe Di Renzo (per Caterina Soriano e Luca Ciconte), Giovanni Vecchio (per Francesco Parrotta), Sergio Rotundo (per Alex Prestanicola e Luciano Marino Artusa), Francesco Schimio (per Nazionale), Mario Bagnato (per Nazionale), Vincenzo Brosio (per Luciano Marino Artusa), Salvatore Staiano (per Rosetta Lopreiato), Pamela Tassone (per Giuseppe Guerrera).