«Il processo Rinascita Scott è stato celebrato dalla Tv di Stato (Rai Tre) con la condanna anticipata di tutti gli imputati». È quanto si legge in una nota del Coordinamento delle Camere penali calabresi, a firma dei presidenti di Palmi, Armando Veneto; di Reggio Calabria, Pasquale Foti; di Locri, Eugenio Minniti; di Catanzaro, Valerio Murgano; di Cosenza, Pietro Perugini; di Castrovillari, Liborio Bellusci; di Vibo Valentia, Giuseppe Mario Aloi; di Crotone, Romualdo Truncè; di Paola, Massimo Zicarelli; di Lamezia Terme, Giuseppe Zofrea; di Rossano, Giovanni Zagarese.

«Il Tribunale del popolo»

I penalisti contestano l’ultima puntata di PresaDiretta: «L’attacco scriteriato e indiscriminato alla presunzione d’innocenza e ai principi costituzionali del giusto processo - scrivono - non ci sorprende più e, ancor di meno, ci meraviglia che il tribunale del popolo, imbastito abilmente dall’inchiesta giornalistica, si sia espresso per mezzo della televisione pubblica. Attraverso la capziosa e partigiana rappresentazione di un processo è stata rivendicata la necessità che gli “orpelli” del diritto processuale penale siano smantellati attraverso una  scenografica rappresentazione delle istanze punitive della pubblica accusa».

«La difesa delegittimata»

«Le camere penali calabresi – si legge ancora – avevano avvertito e denunciato il rischio che la diffusa delegittimazione della funzione difensiva risultasse “plasticamente” raffigurata dalla “colossale” macchina giudiziaria messa in piedi dalla Procura di Catanzaro, senza alcuna tutela per le istanze a presidio delle libertà individuali. Si è già detto: “Emerge lampante come un processo elefantiaco a carico di 480 imputati si risolva fisiologicamente in un rito sommario nei confronti di categorie criminologiche assistite dalla presunzione di colpevolezza. Il resto è teatralità”. Da avvocati penalisti abbiamo il dovere di resistere alle barbarie del processo virtuale, mediatico, anticipato, capace di condizionare non solo l’opinione pubblica, ma soprattutto i giudici che compongono il Tribunale del processo Rinascita Scott».

L’Unci con Iacona

A difesa di PresaDiretta scende subito in campo, invece, l’Unione dei Cronisti italiani. «È letteralmente sconcertante il documento sottoscritto dai Presidenti delle Camere penali calabresi contro la trasmissione di Raitre PresaDiretta ed il collega Riccardo Iacona in seguito alla messa in onda della puntata titolata Processo alla ‘ndrangheta. È un attacco che colpisce l’intera libera informazione del nostro Paese», denuncia il gruppo calabrese dell’Unci, presieduto da Michele Albanese, collega peraltro da anni sotto scorta proprio per la sua attività d’informazione sulle cosche.

«Spezzato il silenzio»

«PresaDiretta, attraverso il lavoro realizzato da Riccardo Iacona e dai colleghi Marco Dellamonica e Massimiliano Torchia, contrariamente a quanto scritto dai penalisti calabresi – scrive l’Unci – ha avuto invece avuto il merito di spezzare l’assordante silenzio dell’informazione nazionale su una delle vicende giudiziarie più importanti della storia italiana, ovvero il maxiprocesso Rinascita Scott la cui narrazione, anche a causa delle contestabili e contestate limitazioni imposte dal Tribunale di Vibo Valentia alle riprese audivisive del dibattimento, è stata sin qui rassegnata al lavoro solitario ed encomiabile di pochissimi cronisti e testate calabresi».

«Sono i fatti, non il processo»

Aggiunge l’Unci: «La redazione di PresaDiretta ha reso invece un servizio al Paese, offrendo una eccezionale pagina di buon giornalismo, raccontando i fatti alla base dell’inchiesta la cui tenuta è adesso al vaglio di collegio di giudici che valuterà nel nome del Popolo italiano la colpevolezza e l’innocenza degli imputati. Nessun processo mediatico, dunque, nessuna sentenza anticipata, ma un’informazione corretta, completa, essenziale e puntuale. Restiamo esterrefatti, peraltro, di fronte a certe affermazioni».

Di chi è la tirannide?

«Frasi sottoscritte dai penalisti come “Assistiamo, oramai assuefatti, all’abuso costante del diritto-dovere di informare da parte dei media, i quali, pur di perseguire l’audience e il successo editoriale, prestano il fianco alle logiche di un potere illimitato nelle mani di un tiranno che tratta i propri cittadini come sudditi” sono gravissime. I giornalisti italiani e calabresi, sottoposti essi stessi ad estenuanti procedimenti penali e cause temerarie milionarie, abusano davvero del diritto-dovere d’informare? Oppure chi abusa sono invece coloro che ricorrono strumentalmente proprio dal diritto con lo scopo di intimidire e fermare i giornalisti stessi? E chi sarebbe il tiranno? Il procuratore Gratteri, forse? O la tirannide invece è quella dei mafiosi che, essi sì, trattano i cittadini come sudditi o, peggio, come schiavi e che costringono molti nostri colleghi a vivere sotto scorta o sottoposti a servizi di vigilanza dinamica dalle Prefetture?».

Senza se e senza ma

Conclude, quindi, l’Unione dei cronisti calabresi: «Solidarietà piena e convinta, dunque, non solo a PresaDiretta, a Riccardo Iacona e ad i suoi inviati, ma anche a tutti coloro che resistendo ad ogni forma di pressione continuano a produrre un’informazione seria, coraggiosa e competente, rispettosa dei diritti costituzionali tutti».