Quanto il controesame dell’avvocato Diego Brancia sia servito ad incassare elementi utili alla difesa di alcuni imputati lo si capirà solo all’atto della sentenza. Vero è che ieri sono emersi diversi aspetti di cui il Tribunale collegiale di Vibo Valentia terrà certamente conto nella valutazione complessiva della credibilità del collaboratore di giustizia, Andrea Mantella, ma soprattutto nella ricerca dei necessari riscontri alle sue dichiarazioni. 

Andrea Mantella ha infatti anche ieri ribadito quanto già dichiarato nei verbali in ordine a diverse assunzioni di esponenti del clan Lo Bianco-Barba e loro familiari effettuate all’interno dell’ospedale di Vibo Valentia. Assunzioni che il clan avrebbe ottenuto “grazie all’interessamento ed alle raccomandazioni di un politico:Nazzareno Salerno, già consigliere regionale e poi assessore regionale” con Forza Italia.

L’avvocato Diego Brancia ha però ieri prodotto un’autocertificazione della signora Filomena Franzè, moglie dell’imputato Nicola Barba, attestante l’assunzione all’ospedale sin dall’11 aprile 1974, vale a dire ben tre anni prima del suo matrimonio con Nicola Barba, ma soprattutto quando l’esponente politico di Serra San Bruno, Nazzareno Salerno, aveva solo 9 anni. Un’autocertificazione prodotta in attesa che l’Asp di Vibo Valentia fornisca la reale documentazione dell’assunzione della moglie di Nicola Barba all’ospedale di Vibo, alla luce delle dichiarazioni di Andrea Mantella ribadite ieri in udienza: La moglie di Nicola Barba mi ha visto crescere e lavorava all’ospedale di Vibo Valentia ed era stata raccomandata da Nazzareno Salerno per essere assunta”. Alla produzione dell’autocertificazione si è opposta il pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, sottolineando come la stessa non abbia nessun valore. In ogni caso, le dichiarazioni di Andrea Mantella circa la “sponsorizzazione” da parte di Nazzareno Salerno di numerosi esponenti del clan lo Bianco-Barba all’interno dell’ospedale di Vibo sarà al centro di ulteriori approfondimenti nell’ambito del maxiprocesso Rinascita Scott.

L’Asp di Vibo sciolta per mafia e le assunzioni

L’Asp di Vibo Valentia è stata infatti sciolta per infiltrazioni mafiosa nel 2010 e nelle relazioni di che hanno portato allo scioglimento (in particolare quella della Guardia di finanza in esito all’indagine conoscitiva sull’ Asl 8 di Vibo) vengono riportati tutti i nominativi dei pregiudicati e degli esponenti dei clan assunti in ospedale a Vibo e nell’Azienda sanitaria, con la data di assunzione di ciascuno di loro. Assunzioni che in maggioranza risalgono agli anni ’80 e ’90, quando ancora Nazzareno Salerno non era consigliere regionale. L’esponente politico di Serra San Bruno (attualmente sotto processo nell’inchiesta “Robin Hood”) è stato infatti assessore ai Lavori pubblici nel Comune di Serra e per due volte consecutive, nel 1993 prima e nel 1997 dopo, mentre successivamente è stato eletto sindaco. E’ stato invece eletto consigliere regionale nel 2014.

Il ruolo di Nicola Barba nelle dichiarazioni di Mantella

In ogni caso, Andrea Mantella sull’imputato Nicola Barba è andato ieri giù pesante ribadendo la sua certa “appartenenza alla ‘ndrangheta sin da vecchia data”. “E’ un personaggio che conosco da sempre come affiliato alla ‘ndrangheta – ha ribadito il collaboratore – e che era legato a suo cugino Enzo Barba. Nicola Barba è una figura importantissima nella ‘ndrangheta e mi ha chiesto la cortesia di far esplodere una bomba contro il locale Kaipira sito alla Marina di Pizzo in quanto faceva concorrenza al suo vicino locale chiamato Il Rais. Così ho fatto e per la bomba ho mandato due esponenti del clan Bonavota di Sant’Onofrio. Non conosco il grado di ‘ndrangheta di Nicola Barba – ha precisato Mantella – né l’ho mai visto ai summit di ‘ndrangheta ai quali ho partecipato, ma ribadisco che è uno ‘ndranghestista. Ha ospitato a casa sua il latitanteLeoluca Lo Bianco, detto “U ‘Ndanu, cognato di Franco Barba ed all’epoca ricercato per un omicidio commesso a Paravati insieme al cugino Leoluca Lo Bianco, detto U Rozzu. Nicola Barba abitava a due passi dal chiosco della frutta di mia madre e lì ho visto l’allora latitante Leoluca Lo Bianco. Ricordo che Nicola Barba teneva sotto strozzo ad usura il proprietario di una paninoteca di Pizzo che abitava a Longobardi. Alla fine Nicola Barba si impadronì dell’intera attività. Era un mio amico riservato – ha concluso Mantella – all’interno della ‘ndrangheta”.

Le dichiarazioni di Mantella su De Filippis

Sempre nel corso del controesame dell’avvocato Diego Brancia, il collaboratore di giustizia Andrea Mantella è tornato sull’imputato Vincenzo De Filippis, docente di matematica, già assessore comunale a Vibo Valentia e sotto processo per scambio elettorale politico-mafioso con Orazio Lo Bianco. “Ho conosciuto Vincenzo De Filippis – ha dichiarato Mantella – in età adolescenziale e faceva parte di un gruppetto che si ritrovava in piazza San Leoluca insieme a Francesco Scrugli, Fortunato Ceraso, Giuseppe Mantella e Daniele De Sossi. Vincenzo De Filippis abitava in piazza Fleming a Vibo nello stesso palazzo di Giuseppe Pugliese Carchedi. De Filippis vendeva eroina insieme a me e company – ha dichiarato Mantella – fra cui Nicola Tambuscio che è stato poi ucciso per vendicare l’omicidio di Cecchino Cassarola. Eravamo ragazzi e vendevamo eroina. Poi quando sono diventato un capo non ho più venduto droga direttamente. All’epoca ero minorenne e compravo l’eroina a San Gregorio d’Ippona da Gregorio Giofrè e con me ad acquistarla c’era pure Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni”.

Mantella e l’ex comandante della polizia municipale di Vibo

Su Filippo Nesci, altro assistito dell’avvocato Diego Barncia, Andrea Mantella ha invece precisato che è stato Francesco Scrugli a dirmi che Filippo Nesci era un mazzettaro ed era peggio del comandante dei vigili urbani che c’era prima. Nesci era amico dei Vallelunga e di altri criminali di Serra San Bruno, a disposizione degli amici, cioè i Mancuso e i Lo Bianco. Il padre di Scrugli vendeva patate con una bancarella e non volle pagare la mazzetta al comandante Nesci – ha riferito Mantella – e per questo è stato cacciato dalla postazione abusiva, una bancarella, che all’epoca aveva”. Andrea Mantella ha poi disconosciuto la propria firma su alcuni documenti indirizzati all’allora sindaco di Vibo inerenti la regolarizzazione di un alloggio Aterp per il quale aveva ottenuto il diniego dal comandante Nesci in quanto occupato abusivamente.

Altri imprenditori tirati in “ballo” da Mantella

Infine, Mantella si è soffermato su un’estorsione alla ditta Edilferro e poi ha chiamato in causa due imprenditori. E’ stato mio cugino Salvatore Mantella, insieme ad Enzo Mantella, a chiedere l’estorsione all’imprenditore Rocco Farfaglia per dei lavori a Vena di Ionadi. Alla fine è venuto da me il figlio di Rocco Farfaglia e mi ha consegnato i soldi in un ristorante di Vibo Marina. Ad Antonio Del Giudice, titolare di una rivendita di moto a Vibo, invece, non abbiamo mai fatto estorsioni – ha concluso Mantella – perché era amico mio e di Scrugli e lo steso Scrugli era stato assunto in tale rivendita. Antonio Del Giudice pranzava con me e Scrugli quasi ogni domenica nel 2010 quando eravamo detenuti ai domiciliari a Villa Verde. Scrugli lo rispettava molto e per questo non gli abbiamo mai fatto estorsioni”. Antonio Del Giudice e Rocco Farfaglia non sono indagati in Rinascita Scott.