I due politici con Filippo Valia e un imprenditore siciliano sarebbero arrivati sino al Tar per annullare un appalto. L'inchiesta finisce al cospetto del Tribunale di Cosenza per competenza territoriale
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Si è aperto dinanzi al Tribunale di Cosenza il troncone del processo Rinascita Scott che, per alcuni capi di imputazione, vedi imputati: Nicola Adamo, 64 anni, di Cosenza, ex assessore regionale del Pd (difeso dagli avvocati Ugo Celestino e Fabio Viglione); Pietro Giamborino, 64 anni, di Piscopio (frazione di Vibo Valentia), anche lui ex consigliere regionale del Pd (avvocati Anselmo Torchia e Vincenzo Belvedere); Giuseppe Capizzi, 34 anni, di Maletto (Ct), difeso dagli avvocati Vincenzo Mellea e Vladimir Solano; Filippo Valia, 39 anni, di Vibo Valentia (difeso dagli avvocati Giosuè Monardo e Vincenzo Gennaro).
La competenza territoriale del Tribunale di Cosenza è data dal fatto che i reati per i quali gli imputati sono stati rinviati a giudizio portano quali luoghi di commissione i centri di Cosenza, Altilia e Grimaldi.
Gli imputati dovranno rispondere del reato di traffico di influenze illecite, introdotto dal legislatore per punire tutte quelle condotte prodromiche rispetto alla commissione effettiva del fatto corruttivo vero e proprio, reprimendo quindi pure quelle condotte classificabili come meri accordi preliminari al reato.
L’udienza è servita per la costituzione delle parti. L’associazione antimafia Libera è stata ammessa quale parte civile nel processo che è stato poi rinviato al 30 settembre per l’inizio vero e proprio del dibattimento con l’escussione in aula dei primi testi della pubblica accusa.
Al centro delle contestazioni, i lavori di messa in sicurezza dei versanti Affaccio – Cancello Rosso – Piscopio – Triparni, dell’ex tracciato Ferrovie Calabro Lucane e della frazione Longobardi, indetti dal Comune di Vibo Valentia (bando di gara n. 7/2017 della Provincia di Vibo Valentia), aggiudicati al Consorzio Stabile Coseam Italia spa con sede a Roma.
Giuseppe Capizzi, amministratore del Consorzio “Progettisti costruttori” con sede a Maletto, in provincia di Catania, secondo l’accusa avrebbe chiesto a Pietro Giamborino di attivarsi al fine di influenzare illecitamente il corso della causa dinanzi al Tar a cui aveva fatto ricorso avverso l’aggiudicazione dei lavori al Consorzio Coseam. A mantenere i contatti tra Capizzi e Pietro Giamborino sarebbe stato il nipote di quest’ultimo Filippo Valia che avrebbe portato la documentazione di Capizzi allo zio Giamborino il quale avrebbe poi incontrato l’imprenditore siciliano a Messina.
I tre, ovvero Giamborino, Valia e Capizzi, sono quindi accusati di aver indebitamente promesso a Nicola Adamo (accusato di aver accettato la proposta) la corresponsione di 50mila euro (cinquantamila) come prezzo della sua mediazione illecita sia verso il giudice, sia verso i membri della commissione tecnica che il Tar avrebbe dovuto nominare nell’ambito della suddetta causa. Per Pietro Giamborino, anche l’aggravante mafiosa derivante dalla sua contestata appartenenzaal locale di ‘ndrangheta di Piscopio. Per Capizzi, Valia e Giamborino, anche l’aggravante di aver promosso la cooperazione nel delitto. I fatti di reato si sarebbero verificati a Cosenza, Altilia e Grimaldi (svincolo autostradale dove si sono incontrati, ad avviso degli inquirenti, Giamborino ed Adamo).
Sempre Pietro Giamborino avrebbe poi interpellato il suo amico e compagno di partito (Pd) Nicola Adamo affinché si attivasse favorevolmente dinanzi all’autorità giudiziaria, sfruttando la propria relazione con il giudice Nicola Durante presidente di sezione del Tar (non indagato), al fine di sostenere la posizione processuale dell’imprenditore Capizzi. È lo stesso Giamborino che nelle intercettazioni svela che si tratta di un appalto per un ammontare di sei milioni di euro: “una cosa seria, compare” – dice Giamborino ad Adamo –.
Secondo la ricostruzione accusatoria, Pietro Giamborino il 10 aprile 2018 incontra così un professore dell’Università della Calabria accordandosi per incidere sulla commissione tecnica che il Tar deve nominare per la causa dell’imprenditore Capizzi. Il giudice del Tar da avvicinare sarebbe stato inoltre ospite in passato di un personaggio (un grosso manager di Corigliano) legato da comparaggio a Giamborino ed amico anche di Nicola Adamo. Un aspetto certamente non secondario dell’incontro riguarda la gestione del transito delle informazioni da Capizzi al duo Giamborino-Valia “in maniera riservata” – rimarcano i magistrati – lontano cioè dall’eventuale monitoraggio delle forze dell’ordine. Da successive conversazioni intercettate emerge che sui lavori che avrebbe preso Capizzi a Vibo Valentia a seguito del favorevole pronunciamento del Tar, una parte sarebbe “spettata” ad una società di un imprenditore di Piscopio. Il Tar il 6 novembre 2018 ha accolto il ricorso di Capizzi ed ha annullato l’aggiudicazione della gara.