Non è senza conseguenze il recente intervento del Governo che ha posticipato al 31 dicembre 2022 l’entrata in vigore della Riforma Cartabia.

Nella mattinata del 15 novembre 2022, dinanzi al Gup del Tribunale di Lamezia Terme, De Nino, gli avvocati del foro di Cosenza, Santo Orrico, Rosario Carbone e Roberto Le Pera, hanno fatto rilevare, a sostegno di memoria scritta depositata in difesa dei loro assistiti, che la nuova regola di giudizio dell’udienza preliminare introdotta dalla Riforma Cartabia - della ragionevole previsione di condanna - dovesse determinare, per evitare applicazioni contrarie alla Costituzione, la necessaria sospensione dell’udienza preliminare e il rinvio a data successiva al 31 dicembre 2022.

Nella sostanza, è stato rilevato che, dopo la riforma, il giudice dell’udienza preliminare deve decidere alla luce dei contributi probatori che ha a disposizione consentendo l’accesso del procedimento al rito dibattimentale (non per cercare la prova o corroborare gli elementi acquisiti, bensì) solo se ritiene che ragionevolmente -sulla base degli elementi già acquisiti allo stato degli atti come nel giudizio abbreviato- in questa sede verrà pronunciata una sentenza di condanna.

Da qui dunque la considerazione secondo cui la legge “Cartabia” costituisce lex mitior rispetto all’attuale normativa poiché incide sulla punibilità in concreto in tutti i casi nei quali, in forza della nuova regola di giudizio -a differenza di quella ancora vigente in virtù di proroga governativa- l’imputazione può trovare l’epilogo della sentenza di non luogo a procedere benché gli elementi acquisiti -pur sufficienti, non contraddittori e idonei a sostenere l’accusa in giudizio- non consentano di formulare una ragionevole previsione di condanna.

In tal modo, hanno ritenuto i penalisti cosentini, la nuova regola di giudizio è disposizione certamente più favorevole all’imputato poiché in grado di definire il procedimento con sentenza di non luogo a procedere in tutti i casi nei quali, proprio in forza di tale nuova regola,  gli elementi acquisiti siano sufficienti, non contraddittori e idonei a sostenere l’accusa in giudizio, ma non consentano di formulare una ragionevole previsione di condanna.
 
Da qui la considerazione, hanno continuato i legali, secondo cui la mancata applicazione della legge “Cartabia”, approvata dal Parlamento e attuata dal (precedente) Governo, è conseguenza di un provvedimento del nuovo Governo che ne differisce l’entrata in vigore poche ore prima per una non meglio precisata esigenza organizzativa che certamente non riguarda la fattispecie che ci occupa, pertanto è chiaramente irragionevole la relativa mancata applicazione della lex mitior, nella prospettiva di un bilanciamento di interessi contrapposti che coinvolge anche la libertà personale.
 
Alla base di questo ragionamento, la richiesta al GUP del Tribunale di Lamezia Terme di sospendere l’attività dell’udienza preliminare e differirne la trattazione a data successiva al 30 dicembre 2022, in modo da consentire sia allo stesso Giudice dell’udienza preliminare la valutazione dell’imputazione e delle eventuali determinazioni ex artt. 421bis e 422 cod. proc. pen. alla stregua della nuova regola di giudizio, sia all’imputato la giusta e più pertinente (sempre alla stregua della nuova regola di giudizio) scelta processuale in merito all’eventuale definizione mediante riti alternativi.
 
Questa decisione, se mutuata dagli altri giudici nazionali, potrebbe determinare un vero e proprio collasso del sistema giudiziario italiano in quanto comporterebbe la stasi di tutte le udienze preliminari in corso, in molti casi con imputati detenuti e per reati di grave allarme sociale, e il differimento al 2023.
E tutto ciò in evidente distonia rispetto agli obiettivi del Pnrr cui mira proprio la Riforma Cartabia.