Nelle acque del fiume Mucone (in provincia di Cosenza), dove venivano riversati rifiuti speciali e sostanze inquinanti non depurate provenienti dagli impianti di Bisignano sequestrati oggi dai Carabinieri Forestale, sono stati rilevati valori oltre 40mila volte il limite consentito. È quanto emerso dai dettagli dell'operazione Arsenico condotta dal Nipaaf Carabinieri Forestale di Cosenza e dalla Compagnia Carabinieri di Rende.

Le sostanze nocive

Escherichia coli ma anche azoto ammoniacale, mercurio, ferro, boro, zinco, arsenico, cromo, nichel e idrocarburi che, convogliati continuamente, hanno determinato la contaminazione del corso d'acqua. Il sequestro degli impianti e le misure cautelari a carico di due responsabili della società di gestione hanno consentito di accertare che l'amministratore delegato e il direttore avevano fornito ai 12 dipendenti della ditta, anche loro indagati, ordine di sversare nel fiume ingenti quantitativi di rifiuti provenienti da numerosi siti industriali ubicati in Campania, Basilicata, Puglia, Sicilia e Calabria e reflui fognari non correttamente trattati e depurati.

I rifiuti sversati nel fiume

Lo sversamento avveniva attraverso un bypass che faceva scaricare una grossa quantità di reflui nel fiume senza alcun trattamento. «L'indagine ha dimostrato - ha detto il procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo - che un impianto per la depurazione dei reflui industriale, invece di depurare gettava questa roba nel fiume Mucone. Veleno allo stato puro. Abbiamo interrotto un momento di inquinamento assolutamente grave e importante e occorre fare verifiche di tipo ambientale e amministrativo, occorre dotarsi degli strumenti normativi e fare indagini epidemiologiche per vedere l'incidenza sulla salute dei cittadini».

 

Spagnuolo ha poi precisato: «Stiamo parlando del più grosso depuratore industriale del Meridione d'Italia che ha contratti per milioni e milioni di euro con una serie di siti industriali dove si producono rifiuti pericolosi che devono essere smaltiti».

Sull’origine dell’indagine invece: «Sono arrivate segnalazioni forti - ha detto il colonnello Piero Sutera, comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza - che partivano dal territorio e che sono finite anche in un'interrogazione parlamentare».