Il Tar diffida la Regione Calabria e lo fa nuovamente dopo un lungo periodo di inadempienza durante il quale non ha, appunto, ottemperato ad una sentenza risalente nel tempo - marzo 2021 - con cui era stata condannata a risarcire la E Waste, società che gestisce la discarica di Celico, per averla costretta nel 2020 a ricevere rifiuti dagli altri impianti di trattamento pubblici e privati regionali.

Emergenza rifiuti

La querelle risale, infatti, ad uno dei periodi di massima emergenza rifiuti in Calabria. Nel 2020 l'ex presidente della Regione, Jole Santelli, emanava due successive ordinanze contingibili e urgenti per tentare di fronteggiare l'atavica carenza di siti pubblici in cui conferire rifiuti. Con queste si disponeva l'utilizzo della discarica di Celico obbligata a ricevere fino a 300 tonnellate al giorno di rifiuti in deroga alla procedura di omologa; in sintesi, l'immondizia in ingresso poteva anche essere accettata senza procedere alle analisi di caratterizzazione come previsto per legge.

Il contenzioso tra società e Regione

Entrambe le ordinanze sono diventate oggetto di contenzioso e impugnate dalla società dinnanzi al Tar che le ha annullate e condannato la Regione Calabria a risarcire E Waste per il danno procurato. Il danno calcolato, applicando la tariffa massima prevista nelle ordinanze, ammonterebbe a mezzo milione di euro, 542.890 per la precisione. Entro novanta giorni - così aveva disposto il Tar - la Regione avrebbe dovuto formulare una proposta da sottoporre alla società. 

Debiti in capo agli Ato

Una proposta che però non è mai giunta, tanto che E Waste ha proposto un nuovo giudizio per ottenere l'ottemperanza di quella sentenza il cui esito si è avuto nei giorni scorsi. La Cittadella, infatti, ha tentato di prender tempo e chiesto un differimento della trattazione per avocare in giudizio gli Ato di Catanzaro e Reggio Calabria sulle quali - a suo dire - graverebbe il debito. In effetti, nella discarica di Celico ci sono finiti i rifiuti provenienti dagli impianti di trattamento delle due città, ma per disposizione della Regione.

L'ordine tassativo del Tar

Anche in questo caso il Tar appare perentorio nel rigettare il tentativo di estendere la controversia coinvolgendo anche i due Ato dal momento che «la sentenza non è stata pronunciata anche nei confronti di esse». L'ordine diventa, quindi, tassativo: entro trenta giorni eseguire la sentenza e per far ciò i giudici amministrativi nominano sin d'ora un commissario ad acta identificato nel prefetto di Catanzaro in considerazione della «protratta inottemperanza dell'amministrazione».