L’impianto non potrà più ricevere immondizia in deroga alla procedura di omologa. La decisione rischia di aggravare notevolmente i problemi di smaltimento, soprattutto a Catanzaro, Siderno e Gioia Tauro
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Pone un primo punto fermo l'ordinanza emessa questa mattina dal Tribunale amministrativo regionale: la discarica privata di Celico non può essere costretta ad abbancare rifiuti in deroga alla procedura di omologa. In altre parole, non si potranno conferire rifiuti dalla composizione incerta. È questo in estrema sintesi il parere dei giudici amministrativi che erano stati chiamati in causa nelle settimane scorse dalla società Waste, gestore della discarica privata di Celico, che per effetto dell'ordinanza contingibile e urgente emanata nel maggio scorso dalla presidente della Regione, Jole Santelli, si era vista costretta ad accettare rifiuti provenienti dal circuito pubblico senza poter effettuare le analisi di caratterizzazione. Proprio questa la circostanza che aveva indotto la società privata a proporre ricorso al Tar per ottenere la sospensione dell'ordinanza regionale, almeno nella parte in cui prevedeva questo obbligo in danno della discarico di Celico.
Sospesa l'efficacia dell'ordinanza
Con quel provvedimento la Regione aveva, infatti, disposto il conferimento di 300 tonnellate al giorno di rifiuti provenienti da alcune le province calabresi. Oggi il Tar dà ragione alla società privata ritenendo che l'istanza cautelare per ottenere la sospensiva dell'efficacia deve essere parzialmente accolta, "nella sola parte in cui i provvedimenti impugnati prevedono l'obbligo di accettare rifiuti anche nelle more del perfezionamento dell'eventuale procedura di omologa". Una pronuncia che si pone in antitesi a quanto sentenziato lo scorso 27 maggio dallo stesso Tar.
Inversione di marcia
Sempre su ricorso presentato dalla società Waste nei confronti della Regione Calabria, i giudici amministrativi con proprio decreto avevano rigettato l'istanza di sospensiva ordinando alla discarica privata di Celico di accogliere 300 tonnellate di rifiuti al giorno provenienti da tutte le province della Calabria e, in particolare, da Catanzaro, Siderno e Gioia Tauro. Una decisione motivata dal fatto che "la raccolta e il trattamento dei rifiuti sostanziano un servizio pubblico essenziale che non può evidentemente subire interruzioni". Si tornerà nuovamente in aula per la trattazione del ricorso nel merito il prossimo 24 febbraio 2021.
Nuove crisi all'orizzonte?
Una pronuncia quella odierna che potrebbe aprire nuove crisi però sul fronte dei rifiuti. Già nelle scorse settimane la società Waste si era vista costretta a respingere i carichi in arrivo in discarica sprovvisti del certificato di caratterizzazione dei rifiuti. All'esame dei campioni erano infatti risultati parametri non compatibili e fuori norma. Da oggi in poi la società è autorizzata per legge a bloccare i conferimenti provenienti dagli impianti sprovvisti di analisi di caratterizzazione, in particolare, da quello di Gioia Tauro, Siderno e Catanzaro Alli. Quest'ultimo che smaltisce solo rifiuti provenienti dalla provincia di Vibo Valentia.
Moderata soddisfazione
Moderata soddisfazione è stata espressa dall'amministratore della Waste: "Il dispositivo del Tar - si legge in una nota - ha ripristinato parzialmente la legalità, in quanto il diritto di libertà d’impresa continua ad essere negato in nome di un’emergenza ambientale creata ad arte dalle istituzioni locali calabresi. Esiste dal 1997 una normativa nazionale che stabilisce: l’autosufficienza regionale dello smaltimento dei rifiuti urbani, la pratica della raccolta differenziata, la realizzazione di impianti di trattamento, di termovalorizzatori e discariche di servizio, ritenendo che questi siano i presidi necessari per garantire la tutela della salute e dell’ambiente. Al contrario i sindaci calabresi, basandosi su farneticazioni mentali, violano costantemente la norma di legge, favorendo l’inquinamento diffuso, non tutelando la salute dei cittadini e privilegiando i roghi per strada altamente tossici e cancerogeni".
Vittoria anche per i Comuni della Presila
Il tribunale amministrativo ha accolto contestualmente anche il ricorso, dello stesso tenore, presentato dai Comuni di Celico, Casali del Manco, Rovito, Spezzano della Sila, Lappano e Pietrafitta, tutti rappresentati e difesi in giudizio dall’avvocato Giovanni Spataro.