Adele Sammarro, docente e attivista cosentina, ha lanciato una raccolta firme on line. Preoccupa la forte ondata di contagi e strutture non adeguate a fronteggiare l'emergenza
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Dalla vasta platea dei social la presidentessa del sindacato Unifad, Adele Sammarro, lancia una petizione per inviare il rientro in classe degli alunni e la indirizza al Ministro dell'istruzione, Patrizio Bianchi, al presidente del Consiglio Mario Draghi e a tutti i presidenti delle regioni italiane, compreso il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto.
«Chiediamo il posticipo delle lezioni in presenza per almeno due settimane - si legge nella nota -. In meno di 24 ore, soprattutto dai docenti Calabresi e da molto sostenitori della petizione, sono state raccolte circa 11mila firme». Al momento, invece, la petizione ha raggiunto e superato 26mila sottoscrizioni. Adele Sammarro è una docente e attivista di Cosenza.
Preoccupa la forte ondata di contagi
«A destare forte preoccupazione in Calabria è il forte aumento di contagi registrato nelle ultime ore, a cui si aggiunge il ridotto numero di posti letto in Rianimazione, il blocco dei nosocomi e del pronto soccorso - si legge ancora nella nota -. L'apertura delle scuole senza alcun monitoraggio potrebbe comportare seri rischi. Ad oggi, ancora non sono stati previsti interventi adeguati per consentire il rientro in sicurezza, nessuno si è preoccupato seriamente del problema».
Ed ancora: «Nelle nostre aule non è possibile garantire alcun distanziamento- dichiara la presidentessa Adele Sammarro- data la sottostimata capienza delle stesse, dove, tra l'altro non esistono sistemi adeguati di ventilazione, purificazione, sanificazione dell'aria e, di conseguenza sarà sempre più difficile garantire la tutela della salute e il rispetto delle norme di sicurezza. Va anche considerato che il virus si diffonde per via aerea e che la classe favorisce meglio la diffusione del contagio, i ragazzi non utilizzano in modo corretto le mascherine e l'utilizzo prolungato della mascherina, rende tutto più difficile». Poi conclude: «Sono questi i motivi che ci inducono a chiedere il rinvio dell'apertura in presenza. Questo ritorno forzoso sembra più una scommessa politica che una effettiva salvaguardia dei diritti degli studenti, delle loro famiglie e dei docenti calabresi».