La Corte d'appello di Reggio Calabria ha disposto la riapertura dell'istruttoria dibattimentale nel processo, denominato "Xenia", a carico dell'ex sindaco di Riace Domenico Lucano, di 64 anni, imputato di una serie di reati legati alla gestione dei migranti nel centro della Locride. Lucano, nel dibattimento di primo grado, conclusosi nel settembre del 2021 davanti il Tribunale di Locri, presieduto da Fulvio Accurso, è stato condannato a 13 anni e 2 mesi di reclusione, quasi il doppio rispetto alla condanna richiesta dal pubblico ministero, che era stata di 7 anni e 11 mesi.

La riapertura dell'istruttoria è stata disposta dal collegio giudicante (presidente Giancarlo Bianchi), con il parere favorevole dei sostituti procuratori generali Adriana Fimiani e Antonio Giuttari, in accoglimento della richiesta dei difensori di Lucano, Giuliano Pisapia ed Andrea Daqua. I reati contestati all'ex sindaco di Riace sono associazione per delinquere, abuso d'ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d'asta, falsità ideologica e favoreggiamento personale.

Nel processo, insieme a Lucano, sono imputate altre 17 persone coinvolte, a vario titolo, nell'inchiesta della Procura della Repubblica di Locri, condotta con il supporto investigativo della Guardia di finanza, che nell'ottobre del 2018 portò anche all'arresto di Lucano, per il quale furono disposti i domiciliari. La Corte d'appello ha anche ammesso l'acquisizione agli atti del processo, sempre con il parere favorevole della pubblica accusa, della perizia redatta dal consulente della difesa Antonio Milicia che, su incarico dei legali di Lucano, ha trascritto il contenuto di 5 intercettazioni.

Il processo riprenderà il 26 ottobre prossimo, giorno in cui i giudici d'appello dovranno valutare eventuali altre richieste da parte dei difensori di Lucano. Per lo stesso giorno, inoltre, è prevista la requisitoria dai sostituti procuratori generali Fimiani e Giuttari.