L'atteso intervento del presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte è stato l'epilogo de "La Tazzina della Legalità", iniziativa di confronto pubblico sul coraggio di resistere e combattere la criminalità organizzata che si è svolta ieri a Copanello di Stalettì. Un evento che, coordinato da Sergio Gaglianese, uomo libero della società civile, è nato spontaneamente un anno fa, subito dopo un attentato incendiario alla torrefazione della Guglielmo Caffè e che da allora - con la V tappa di ieri - tiene accesi i fari su questa e tante altre vicende.

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Dopo un collegamento video con l'on. Wanda Ferro, sottosegretario all'Interno, nella sala del ristorante aziendale MareVì tanti i contributi di forte impatto, come quelli di alcune vittime di intimidazioni che non si sono mai piegati. Fra loro alcune donne. Come la giovane sindaca di Villa S. Giovanni Giusy Caminiti, cui hanno incendiato la porta dello studio legale. «In 22 anni di lavoro come giornalista di cronaca alla Gazzetta del Sud - ha detto - nessuno di quegli ambienti ha mai suonato alla mia porta per condizionarmi su quello che scrivevo sulla guerra di 'ndrangheta. E dopo tanto altro lavoro come avvocato ho ritenuto che assieme ad un gruppo di persone libere come me si possa gestire la cosa pubblica villese per il bene della collettività».  

Dopo di lei un altro contributo forte: quello di Marisa Garofalo, sorella di Lea, la testimone di giustizia rapita il 24 novembre 2009 a Milano, uccisa e poi data alle fiamme per aver osato lasciare il marito organico alla 'ndrangheta. «È da allora che non mi fermo mai - ha detto - sia nelle aule di tribunale che in quelle delle scuole, è fondamentale rispondere in modo fermo a tanta barbarie». Dopo gli interventi di Mario Tassone («scordatevi che sia il Parlamento ed il Governo a decidere per gli italiani, c'è ben altro al di sopra»), di Gerardo Capozza, segretario generale ACI che ha ricordato la sua giovinezza professionale a Catanzaro e soprattutto a Copanello con don Guglielmo Papaleo; e di Giusy Iemma, vicesindaca di Catanzaro un altro intervento molto intenso: quello di Gaetano Saffioti, palmese, uno degli imprenditori calabresi più coraggiosi (ed ancora sotto scorta) per aver sempre rifiutato le richieste estorsive - subendo vari danneggiamenti - delle cosche. 

Subito dopo un altro noto imprenditore della resistenza mafiosa: Bruno Bonfà, che ha visto uccidere il padre e poi distruggere l'azienda dalle vacche sacre. «La cosa che mi brucia ancora sono le spalle che mi ha voltato lo Stato, persino le istituzioni che dovevano verificare quello che denunciavo si defilavano. E' stato terribile affrontare confusione giudiziaria e deviazioni investigative ed ho atteso per 15 anni un atto di giustizia. L'on. Ferro doveva restare ad ascoltarci invece di solo intervento iniziale». 

Un altro tassello di riflessione è stato aggiunto da Silvia Vono, ex senatrice (M5S e Forza Italia): «La ndrangheta è spesso un alibi e non mi spiego alcune leggi, come quella sulla protezione che in pratica nasconde i coraggiosi e legittima i mafiosi. Un aneddoto: da parlamentare ho provato a portare la Fanfara dei Carabinieri in un comune del Catanzarese. Ma qualcuno mi ha chiamato dicendo di desistere perché avrei potuto essere indagata, legittimando le famiglie mafiose del posto con la presenza della Fanfara».

A rappresentare la Diocesi di Catanzaro-Squillace don Gaetano Rocca, direttore della Pastorale Lavoro e Problemi Sociali. «Attenzione anche a quando ci ritroviamo come in questa occasione - ha detto l'emissario dell'arcivescovo Claudio Maniago - perchè qualcuno conta sulle apparenze. E ricordo che in un pizzino trovato dopo l'arresto di Bernardo Provenzano il suo complice Francesco Campanella, presidente di un'associazione antimafia, chiedeva al boss di poter organizzare una manifestazione che gli veniva chiesta. Provenzano gli rispose in modo affermativo specificando - sempre su pizzino - che la gente vuole vedere queste cose, tanto poi non cambia nulla». 

Matteo Tubertini, AD Guglielmo Caffè, nipote del fondatore Guglielmo Papaleo e dell'attuale presidente del gruppo Roberto Volpi, ha detto "di aver invitato l'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte (ed attuale presidente del M5S) non per politica ma perché è stato fattivamente vicino dopo l'attentato, dimostrando sensibilità e comprensione. Dopo le passerelle del momento - ha aggiunto - la politica calabrese non si è fatta più viva, dal presidente Occhiuto alla stessa on. Ferro». Volpi in precedenza aveva stigmatizzato l'assoluta inerzia dello Stato malgrado il danno di un milione e 200 mila euro subìto, senza avere neppure contezza delle indagini.

Giuseppe Conte ha avuto il merito di far trattenere fino al termine i giornalisti a cui non ha concesso per la verità troppo spazio. A precedere il suo intervento quello dell'on. Anna Laura Orrico, coordinatrice calabrese del movimento. Poi il microfono è passato a Conte il quale ha inevitabilmente impresso una piega politica : «Ho ricevuto la segnalazione di questa azienda - ha detto l'ex premier - e ne è nato un interessamento diretto, che ho trasmesso a chi è ora al governo. "La tazzina della legalità" è iniziativa meritoria ed il coraggio nasce dalla consapevolezza della paura. Anche io l'ho avvertita la paura, da essa è nato il coraggio. Qualche volta in Parlamento ci sentite gridare, è necessario perché alcuni colleghi bisogna scuoterli. Speriamo di spendere adeguatamente i soldi del Pnrr, alcuni li hanno già spostati dalla Calabria in Lombardia. Ma è chiaro, lì c'è una popolazione 5 volte maggiore e qui vi considerano terra di passaggio. Tante famiglie sono disperate: l'Inps gli sta comunicando che dal 1° agosto dovranno arrangiarsi senza Reddito di Cittadinanza, su cui hanno fatto una campagna di fango vergognosa. Occorre dare agli imprenditori strumenti concreti - ha concluso Conte - come il taglio del costo del lavoro al Sud, Noi lo stavamo rendendo strutturale, senza colmare lo svantaggio competitivo non c'è storia».

Il presidente de "La Tazzina della Legalità" Sergio Gaglianese ha annunciato la prossima uscita di un libro e di un docu-film contenenti  le testimonianze di resistenza al malaffare raccolti in dodici mesi di lavoro.