Il sindaco di Cosenza, Franz Caruso, ha scritto al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, chiedendo il suo «autorevole intervento per ricercare una soluzione che impedisca che la città e la sua avvocatura vengano spogliate del diritto di partecipare adeguatamente alla celebrazione del processo 'Reset' nelle aule del nostro Palazzo di giustizia». «La situazione venutasi a determinare dopo la decisione, assunta dagli organi giudiziari preposti, di spostare il maxi processo 'Reset' a Castrovillari, a seguito della dichiarata inagibilità dell'aula bunker di Lamezia Terme, escludendo a priori le aule del Palazzo di Giustizia della città di Cosenza che mi onoro di guidare - ha affermato il sindaco Caruso nella missiva inviata al ministro Nordio - mi impone di sottoporre questa delicatissima problematica alla Sua attenzione. Sono giunto a questa determinazione non potendo sottrarmi alle sollecitazioni che mi sono direttamente pervenute dal presidente della Camera penale di Cosenza, avvocato Roberto Le Pera, che in diverse occasioni, anche a mezzo stampa, mi ha chiamato in causa perché, nella duplice veste di sindaco della città di Cosenza e di avvocato penalista, possa prendere posizione in merito ad un problema che sta manifestandosi in tutta la sua gravità. L'avvocatura cosentina è in subbuglio ed ha proclamato da tempo lo stato di agitazione, cui farà seguito il prossimo 18 dicembre una giornata di astensione dalle udienze, mentre altre astensioni sono già programmate per il prossimo mese di gennaio. Se il processo 'Reset', come è ormai noto, da Lamezia Terme sarà trasferito nell'aula bunker di Castrovillari, altri processi, di pari importanza e livello, sembra siano destinati a celebrarsi addirittura in Sicilia. Il presidente della Camera penale di Cosenza ha etichettato quanto sta avvenendo come una sorta di declino culturale e sociale».

Il sindaco Caruso, ricostruendo al Ministro le diverse fasi della vicenda, ha sottolineato che «il Tribunale di Cosenza è stato dichiarato, con una nota ufficiale dell'Ufficio di presidenza dello stesso Tribunale, inadeguato ad ospitare il processo 'Reset' perché sprovvisto di aule protette. L'orientamento della Corte d'appello di Catanzaro va, dunque, nella direzione di sistemare l'aula bunker di Castrovillari e quindi di fare celebrare il processo nella città del Pollino, nonostante, allo stato, gli spazi in cui si dovrebbero tenere le udienze siano privi di riscaldamenti e le condizioni di salubrità degli ambienti lascerebbero alquanto a desiderare. Non si vede il motivo per cui il processo 'Reset' non si possa svolgere nel Palazzo di giustizia di Cosenza e nell'aula della Corte d'Assise della nostra città, che ha ospitato diversi altri dibattimenti con imputati accusati di fare parte di associazioni criminali.

Se le aule, come si vuol far credere, non sono protette, come è stato possibile farvi celebrare altri processi dello stesso genere? Riteniamo che il principio del giudice naturale precostituito per legge non sia rappresentato soltanto dal collegio giudicante, davanti al quale si celebra il processo, ma, in un certo senso, anche nel luogo fisico dove si celebra, in questo caso il Palazzo di Giustizia di Cosenza. La Camera penale ha denunciato, anche a mezzo stampa, che la sede naturale del processo è, dunque, Cosenza. Le ragioni per le quali il processo 3804/17, cosiddetto Reset, non si possa celebrare a Cosenza, e cioè la mancanza di aule protette, non sono conciliabili con quanto sistematicamente avviene, perché nel Palazzo di giustizia della città che amministro sono stati celebrati e continuano ad essere celebrati processi con pari numero di imputati. E lo stesso dicasi per quei processi, di competenza della Direzione distrettuale antimafia, che si continuano a celebrare a Cosenza». Nella lettera al Ministro il primo cittadino evidenzia ancora che «nel Palazzo di giustizia di Cosenza vi sono aule, debitamente attrezzate, ma pronte anche ad essere adeguate con nuove strumentazioni, che possono tranquillamente ospitare processi come il 3804/17. E la Presidente della Corte d'Assise di Cosenza ha anche spiegato che si può adeguare l'aula che sarebbe pronta per accogliere il processo 'Reset'. La Camera penale ed il suo Presidente, nelle reiterate sollecitazioni pervenutemi, hanno sottolineato come non solo l'avvocatura, ma tutte le parti processuali (cancellieri, magistrati, parti private) stiano attualmente versando in una condizione di nomadismo giudiziario, da Cosenza a Lamezia, ora a Castrovillari, aggravata dalla situazione di degrado ambientale dell'area circostante la zona dove è allocata l'aula bunker».

«Di fronte ad una situazione siffatta - afferma ancora il sindaco Caruso nella lettera a Nordio - diventa ancora più difficile accettare supinamente quella che è una vera spoliazione ai danni della città di Cosenza ed anche una sua retrocessione che, come città capoluogo di una vastissima provincia, non è possibile tollerare. Ecco perché è necessario che le istituzioni tutte, ed in primis Lei, signor Ministro, ascoltino le istanze che provengono dalla nostra città, dalla Camera penale e dall'avvocatura affinché si eviti che quello di Cosenza diventi un caso nazionale. A me compete rendermi parte attiva, sia come sindaco che come avvocato penalista, per scongiurare il trasferimento del processo 'Reset' a Castrovillari ed evitare una simile situazione di degrado giudiziario che mortificherebbe i diritti di tutte le parti processuali. Una città che è priva di un Palazzo di giustizia in cui esercitare la piena giurisdizione è il segno del decadimento civile di un intero territorio. E questo non lo possiamo consentire».