L'organo del ministero della Cultura precisa che si sta procedendo alle verifiche del caso e che è in programma per i prossimi giorni un sopralluogo nel posto in cui sono stati rinvenuti i manufatti
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«Si ritiene improprio e prematuro attribuire uno o più dei reperti rinvenuti l’1 agosto al contesto di provenienza dei Bronzi di Riace». Lo mette nero su bianco la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e provincia di Vibo Valentia in relazione al ritrovamento al largo di Riace Marina, di alcuni reperti tra cui uno a forma di bulbo oculare. La scoperta risale ai primi di agosto ma è stata resa nota solo due mesi dopo da Giuseppe Braghò, autore del ritrovamento. Sabato scorso se n'è parlato nel corso di una conferenza stampa di cui ora la Soprintendenza dichiara di «prendere atto», informando che «sta procedendo alle verifiche tecniche, agli approfondimenti del caso e al sopralluogo necessari a rispondere alle domande e ai dubbi sulla provenienza e sul contesto di rinvenimento dei reperti».
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In uno nota la Soprintendenza ripercorre i momenti successivi al ritrovamento. La segnalazione, viene spiegato, «è pervenuta al soprintendente Fabrizio Sudano in data 2 agosto 2023, tramite denuncia di rinvenimento fortuito di reperti archeologici avvenuto sui fondali antistanti la frazione marina di Riace (RC). La mattina del 3 agosto 2023, un funzionario archeologo della Soprintendenza, supportato dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza, ha provveduto a recuperare i reperti dall’abitazione dello scopritore, per un totale di 9 manufatti di interesse archeologico, trasferendoli presso i depositi del Museo Archeologico di Medma Rosarno dove, successivamente, sono stati periziati dal funzionario archeologo responsabile per il settore subacqueo».
Inoltre, «sono stati presi contatti diretti con un laboratorio universitario di primissimo livello specializzato per le analisi chimico-fisiche delle componenti materiche dei reperti ed eventuali alterazioni ed è stato programmato il sopralluogo istituzionale sui fondali di Riace. A quest’ultimo è stato invitato a partecipare lo scopritore anche al fine di indicare il punto esatto del rinvenimento, in considerazione del fatto che, nel verbale di consegna dei reperti, redatto il 3 agosto, lo stesso ha dichiarato di aver trovato il primo reperto a una distanza di circa 120-150 metri dalla battigia e gli altri manufatti alla distanza di circa 6-7 m dal primo rinvenimento, senza ulteriori indicazioni di orientamento. A seguito della mancata disponibilità a partecipare al sopralluogo da parte dello scopritore, lo stesso ha fornito, in data 10 ottobre 2023, le coordinate del luogo di rinvenimento, che ha dichiarato di aver acquisito qualche giorno dopo, nonché la batimetria. Di conseguenza, nei prossimi giorni avrà luogo, sulle coordinate fornite dallo scopritore, il sopralluogo istituzionale condotto dal funzionario archeologo subacqueo della Soprintendenza ABAP di RC-VV con il supporto tecnico operativo del Nucleo Carabinieri subacquei di Messina e il presenziamento dei carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza».
Un'attività, spiegano dalla Soprintendenza, volta «alla verifica dei fondali con prelievo di campioni dei sedimenti marini ai fini delle successive analisi comparative per cercare di chiarire, nel più breve tempo possibile, tutti gli interrogativi legati a questo rinvenimento. In attesa dell’esito del sopralluogo, dopo il quale sarà diramato un nuovo comunicato stampa, si ritiene improprio e prematuro attribuire uno o più dei reperti rinvenuti l’1 agosto al contesto di provenienza dei Bronzi di Riace. Si coglie l’occasione - conclude la nota - per sottolineare l’importanza, in caso di rinvenimento fortuito, come disposto dal Codice dei beni Culturali e del Paesaggio (art. 90 del D.lgs 42/2004), di lasciare le cose mobili e immobili nelle condizioni e nel luogo in cui sono state rinvenute dandone denuncia entro le 24 ore. In caso di cose mobili delle quali non si possa altrimenti assicurare la custodia, lo scopritore ha facoltà di rimuoverle per meglio garantirne la sicurezza e la conservazione sino alla visita dell’autorità competente. Per quanto attiene i beni culturali provenienti da ambiente marino, si esorta a dare immediata comunicazione del rinvenimento ai fini di una pronta presa in custodia degli stessi per una corretta conservazione».