L’arroganza criminale si (ri)materializza in piena estate, quando scema l’attenzione dell’opinione pubblica. E lancia un segnale simbolico (e intimidatorio) fortissimo, che però viene restituito al mittente: un ordigno a medio potenziale, ieri sera, è stato collocato davanti alla nuova concessionaria d’auto Cupra della famiglia Ionà, a Rende. Un bomba che ha danneggiato le vetrine. E null’altro, però, perché la reazione dei destinatari del gesto è stata immediata e forte: subito i titolari della concessionaria si sono recati dalle forze dell’ordine per denunciare l’accaduto.

Tutto lascia presagire che dietro ci sia la mano del racket. Una mano che in cinquant’anni di attività mai aveva colpito la famiglia Ionà, leader in Calabria nella rivendita di auto dei prestigiosi marchi Bmw, Audi, Cupra e Seat. Un gruppo imprenditoriale capace di radicarsi in tutta la regione, da Corigliano Rossano fino a Reggio Calabria e in grado di produrre notevole indotto sul territorio assicurando un lavoro a più di 150 famiglie.

Dall’azienda, per ora, nessun commento. Perché a parlare sono stati i fatti: la denuncia immediata di quanto accaduto. Alla famiglia Ionà non soltanto la solidarietà della testata ma anche la vicinanza del nostro gruppo aziendale ed editoriale, con in testa il presidente Domenico Maduli e la direttrice generale Maria Grazia Falduto: «Siamo vicini a questa famiglia imprenditoriale che in Calabria ha dimostrato di saper fare sintesi con concretezza, contribuendo allo sviluppo del settore automotive. Siamo senza se e senza ma – dichiara il presidente Maduli – contro questo atto intimidatorio e confidiamo nello Stato e nei principi che lo stesso esprime a difesa dei territori».

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