VIDEO | Le attiviste a margine di più appostamenti davanti la sede dell'organismo dell'Asp avrebbero raccolto materiale utile a dimostrare il sistematico allontanamento dall'ambulatorio di uno dei professionisti della struttura
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La denuncia pubblica sollevata dal collettivo Fem. In. - Cosentine in Lotta, ha gettato nell'occhio del ciclone il consultorio familiare del Distretto di Rende dove, per quanto documentato dalle attiviste attraverso più giorni di appostamento davanti l'ingresso degli uffici e degli ambulatori, uno dei medici in servizio nella struttura, in più circostanze avrebbe timbrato l'ingresso per certificare la propria presenza, allontanandosi poi a bordo dell'auto senza mettere piede sul posto di lavoro.
Video virale sui social
L'ultimo video è stato postato sui social, mettendo a nudo l'imbarazzo degli operatori nel tentativo di giustificare la collega assente ed il rallentamento nella erogazione delle prestazioni. Nelle ultime settimane il collettivo ha intrapreso una vigorosa azione di tutela delle donne, puntando l'indice sulla carenza di strumentazioni e di personale dei consultori, trasformati di fatto in scatole vuote. Per ricevere assistenza ginecologica e di supporto psicologico, molte sono costrette a rivolgersi alle strutture private mentre latita il sistema di prevenzione di malattie prettamente femminili, tra cui il tumore del collo dell'utero, per le quali una diagnosi precoce può fare la differenza tra la vita e la morte.
Incontro col commissario
Nessuna reazione al momento da parte dei vertici dell'Asp di Cosenza. Le attiviste nei prossimi giorni consegneranno il materiale raccolto al commissario Vincenzo La Regina per gli accertamenti del caso. «Ci auguriamo che l’Asp - scrivono in una nota - oltre alla conta dei buchi di bilancio inizi anche quella della presenza o meno dei suoi dipendenti sul luogo di lavoro. Nel mangia-mangia generale tra servizi attivi a metà e centinaia di migliaia di euro di straordinari pagati ai dirigenti in pochi mesi, l’assenteismo potrebbe sembrare l’ultimo dei problemi, peccato che questo si traduca nell’ennesima negazione del nostro diritto alla salute».