Torna a deflagrare la guerra dell’acqua. Questa volta nel mirino della Sorical è finito il Comune di Rende: l’amministrazione del Campagnano ha accumulato circa due milioni di euro di debiti.

Acconto insufficiente

Già nel mese di aprile del 2019, la Società di gestione delle risorse idriche aveva diffidato il sindaco ad adempiere al saldo del dovuto. Invece nelle casse è giunto solo un acconto di 190mila euro, appena il dieci per cento dell’esposizione complessiva. La Sorical ha allora deciso di dare una stretta ai rubinetti, passando dai 230 litri al secondo di portata media annuale, agli attuali 160.

L'ingiunzione di Manna

L’iniziativa unilaterale del concessionario, oltre a creare qualche disagio in alcune frazioni della città del Campagnano, ha mandato su tutte le furie il Marcello Manna: paradossale che proprio lui rischi di rimanere all’asciutto giacché ricopre anche le funzioni di presidente dell’Autorità Idrica Calabrese. Il sindaco ha preso carta e penna per vergare una ordinanza ed ingiungere a Sorical di ripristinare la fornitura idropotabile, per una portata di almeno 210 litri al secondo, ritenuta la quota minima per garantire i servizi essenziali di igiene e salute pubblica.

Sistema a rischio default

Peraltro Rende, a differenza di Cosenza, non può contare su fonti di approvvigionamento alternative all’Abatemarco. Come per la questione rifiuti, anche quella della sostenibilità del servizio idrico è messa a rischio dalle difficoltà dei comuni di incassare dai cittadini i relativi tributi. Ma anche la Sorical rischia di andare in default: ha maturato crediti verso le amministrazioni calabresi per centinaia di milioni, mentre continua a sostenere l’esborso per il personale, i tecnici, l’energia elettrica soprattutto. E se le cose non cambieranno anche su questo fronte si arriverà al punto di rottura. E non ci sarà più ordinanza che tenga.