La terna prefettizia ha chiesto a uno dei quattro dipendenti trasferiti nel 2011 la restituzione delle somme e il rientro immediato in azienda. Ora mancano gli altri tre
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
È tempo di epurazioni all'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, ente sciolto per infiltrazioni mafiose e attualmente retto da una terna prefettizia che ha iniziato a mettere mano in maniera consistente a sprechi e irregolarità. L'ultima in ordine di tempo riguarda le indennità aggiuntive illegittimamente percepite per anni da un medico che, in forza di un decreto, era sbarcato in Regione per far parte della task force veterinaria.
Il decreto illegittimo
Era il 12 luglio del 2011 quando Giuseppe Scopelliti, nella doppia veste di presidente della giunta e di commissario ad acta per il Piano di rientro dal deficit sanitario, fimava il decreto 58 con cui si disponeva lo spostamento di quattro medici veterinari provenienti dalle Asp di Crotone, Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria alla Regione per la formazione della task force.
L'obiettivo era «l'adozione dei provvedimenti necessari alla regolarizzazione degli interventi di sanità pubblica veterinaria e di sicurezza degli alimenti attualmente insufficienti». Insomma, svolgere quelle attività per le quali la Calabria era stata commissariata dal ministero della Salute ma profumatamente pagate alla task force veterinaria. Lo stesso decreto stabiliva che fossero «le Asp di provenienza a corrispondere forfettariamente 10 ore settimanali di prestazioni aggiuntive» ai dipendenti spostati in Regione.
Le bacchettate da Roma
Una previsione economica però immediatamente censurata dal tavolo interministeriale che vigila sui conti sanitari della Calabria. Già nelle riunioni del 2012, del 2014, ancora a marzo del 2017 e poi a novembre del 2019 il ministero della Salute e dell'Economia avevano chiesto chiarimenti in merito chiedendo di «eliminare tale previsione» e «informazioni circa l'eventuale avvenuta erogazione di detto illegittimo emolumento».
Ma nonostante i richiami di Roma ancora nel maggio del 2019 l'Azienda sanitaria di Catanzaro continuava a corrispondere allegramente le indennità al dipendente "comandato" alla Regione. In due diverse determine - il 27 e il 29 maggio - l'unità operativa di Gestione delle Risorse Umane liquidava al medico veterinario oltre 10mila euro per le attività svolte da dicembre 2017 ad aprile 2018.
La restituzione delle somme
Indennità tanto illegittime da esser messe persino al bando nel 2019 dalla stessa struttura commissariale che, nel solco dei rilievi mossi dal tavolo interministeriale, ha eliminato la previsione economica a beneficio dei quattro dipendenti. Oggi i vertici dell'Azienda sanitaria provinciale hanno però compiuto un notevole passo in avanti chiedendo non solo la restituzione delle somme illegittimamente liquidate e percepite ma inviando anche tutti gli incartamenti alla Procura dela Repubblica e alla Procura della Corte dei Conti.
La terna prefettizia
La delibera porta la firma della terna prefettizia ed è un atto di indirizzo rivolto al direttore del settore Gestione del personale. A lui si chiede, in maniera perentoria, «di porre in essere gli atti propedeutici finalizzati al recupero giudiziale delle somme indebitamente corrisposte» al medico veterinario comandato alla Regione Calabria nel lontano 2011.
«Si tratta - scrivono i tre commissari - di un atto dovuto che non lascia all'amministrazione alcuna discrezionalità e, anzi, configura il mancato recupero delle somme illegittimemente erogate come danno erariale».
I rimborsi chilometrici
Ma oltre ai compensi per le prestazioni aggiuntive, l'Asp di Catanzaro chiede anche la restituzione del rimborso delle indennità chilometriche. Si tratta di quelle somme percepite a titolo di rimborso chilometrico per lo spostamento con mezzo proprio dall'azienda al dipartimento Tutela della salute.
«Si nutrono perplessità - annotano i commissari - in merito alla prevista autorizzazione all'uso del mezzo proprio e al rimborso delle relative indennità chilometriche, soprattutto per quanto riguarda il tragitto azienda-dipartimento. Ciò in quanto la fattispecie non sembra rientrare tra le deroghe indicate dalla circolare del ministero dell'Economia e delle Finanze».
Rientro in azienda
A partire da ieri, data di emanazione della delibera per il dipendente è stato disposto l'immediato rientro in servizio al dipartimento di prevenzione e, quindi, all'Asp. Ma i componenti della task force sono in tutto quattro e oltre all'azienda sanitaria di Catanzaro, anche le Asp di Crotone, Cosenza e Reggio Calabria hanno versato le illegittime somme ai propri dipendenti.