Che i fratelli Berna fossero in rampa di lancio da tempo, era noto a tutti a Reggio Calabria. Da diversi anni, infatti, il settore edilizio ed immobiliare era appannaggio della famiglia con interessi anche nell’ambito politico. E se Demetrio Berna era riuscito ad avere ruoli importanti in seno al Consiglio comunale nell’arco di diversi anni, Francesco, da sempre, è stato quello più schivo, ma non meno importante: imprenditore di poche parole, ma con ottimi rapporti all’interno dell’Ance, di cui è presidente regionale.
Ora, l’inchiesta “Libro nero” svela che i due fratelli sarebbero il volto imprenditoriale della cosca Libri. Entrambi sono accusati di associazione mafiosa piena, come partecipi al casato ‘ndranghetistico fra i più importanti della storia criminale reggina.

 

L’impero economico dei Berna

A riprova della grande capacità di accumulare capitali, c’è l’elenco di aziende finite nel mirino dell’autorità giudiziaria. Sotto sequestro, infatti, vi sono la Berna immobiliare srl, con sede a Reggio Calabria, operante nel settore della costruzione di edifici residenziali e non residenziali; la Reghion Dream srl, con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto l’elaborazione elettronica dei dati contabili e riconducibile a Francesco Berna; la Berna costruzioni srl con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto la costruzione di edifici residenziali e non residenziali; Management 2000 di Demetrio Berna, con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto l’attività di intermediazione immobiliare; Berna Immobiliare Agency srls, con sede a Reggio Calabria, operante nel settore dell’intermediazione immobiliare.

 

Le altre aziende sequestrate

Ma nella rete della giustizia sono finite anche altre società molto note a Reggio Calabria, come l’impresa individuale Innova Impianti di Giuseppe Serranò, avente ad oggetto lavori generali di costruzioni di edifici, installazione ampliamento, trasformazione e manutenzione di impianti idrico sanitari, riscaldamento, gas ed antincendio ed altro; la Costruzioni generali srl con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto la costruzione di edifici e di ingegneria civile; il 50% delle quote societarie della B&S srl sedente a Reggio Calabria, avente ad oggetto lavori di costruzione di edifici e di ingegneria civile; Bioarch srl, con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto la consulenza, progettazione e studi di fattibilità in campo ingegneristico; Bioedicom srl, con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto la consulenza, progettazione e studi di fattibilità in campo ingegneristico; Serramenti ed infissi alluminio di La Porta Consolato Antonio, con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto la produzione e l’installazione di infissi in allumini; Impresa edile Sartiano Fortunato, con sede a Reggio Calabria; Impresa denominata Serranò sas di Caterina Tiziana Serranò & C., con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto la gestione della stazione di servizio per la distribuzione di carburanti per autotrazione e prodotti annessi per conto della società anonima Petroli Italiana; l’impresa individuale Serranò Caterina Tiziana, con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto la gestione del bar presso la stazione di servizio.

 

Il locale della movida reggina

Fra le aziende sequestrate spicca anche la Mia srl, con sede a Reggio Calabria, nella centralissima piazza Duomo. Si tratta della società che gestisce uno dei più noti locali reggini il “Miamammamia”.
Da tempo ormai, centinaia di persone affollano il ristorante pizzeria che si affaccia sulla rinnovata piazza della città. Un locale che è divenuto punto di riferimento della movida reggina. Secondo le risultanze delle indagini, però, anche questo settore – e non sarebbe certo la prima volta – è negli appetiti delle cosche di Reggio Calabria.