Si è fatto attendere oltre due settimane il decreto del Ministero dell'Università e della Ricerca (numero 323 del 28 marzo 2022) che sancisce, a mandato quasi finito, la nomina di Piero Sacchetti, dal 2006 docente di Teoria e Metodi dei Mass Media e Digital Video, già vicedirettore, quale direttore dell'Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria per il triennio 2019-2022, dunque fino al 31 ottobre prossimo.

Lo scorso 11 marzo, in costanza inottemperanza alla sentenza del Tar sezione staccata di Reggio Calabria numero 676 del 2019 e dell'ordine esplicito dello stesso tribunale contenuto della sentenza 106 dello scorso febbraio, la commissione elettorale si era riunita, pare in gran fretta dopo il sollecito dello stesso Ministero e senza dare notizia al diretto interessato, per la proclamazione ordinata in sentenza.

Una proclamazione rispetto alla quale il Ministero, rimasto inspiegabilmente inerte durante gli ultimi tre anni in cui presso l'Accademia reggina, per via dei ripetuti ricorsi avverso i decreti di indizione accolti da Tar, non avevano luogo le nuove elezioni del direttore, si è fatto ancora attendere generando in queste ultime settimane ulteriori criticità.

Già senza direttore regolarmente eletto da oltre due anni e senza consiglio accademico da uno, in un silenzio assordante e senza che sia stata riservata la doverosa pubblicità, si sarebbe dimessa anche la presidente Francesca Maria Morabito, nominata in successione a Rosanna Barbieri dalla reggente Maria Daniela Maisano, la cui figura è stata riconosciuta come inesistente dallo stesso Tar (sentenza 657/2021) al punto da dichiarare nullo il decreto di indizione delle elezioni per il rinnovo del consiglio accademico lo scorso anno.

Altre dimissioni si sarebbero aggiunte nel recente frangente, aggravando ulteriormente la situazione, ponendo di fatto l'istituzione in una condizione di totale stallo e determinando anche lo slittamento della sessione di laurea programmata la settimana scorsa.

Tre anni di ricorsi

Con sentenza 676 del 2019 il Tar reggino salvaguardava il procedimento elettorale posto in essere nel 2018 rispetto al quale aveva annullato, per conflitto di interessi, il conferimento nello stesso anno dell'incarico di vicedirettore, al professore Francesco Scialò (unico altro candidato con Pietro Sacchetti), perché espletato dall’allora direttrice e sua ex moglie, Maria Daniela Maisano, e la proclamazione dello stesso Scialò quale direttore. Non avendo annullato il procedimento elettorale in toto, esso restava valido e dunque da concludersi con la proclamazione dell'altro candidato, Pietro Sacchetti. In questa direzione, dal 2019 l'Accademia non si è mai mossa, nonostante tale sentenza e la successiva diffida ad ottemperare del 2020.

Piuttosto che assecondare l'assunto del giudice amministrativo, l'Accademia aveva ritenuto di autotutelarsi, reiterando l'indizione delle elezioni, mai annullate nel loro complesso dal tribunale amministrativo ma solo relativamente alla proclamazione del professore Francesco Scialò, e continuando ad ammettere quest'ultimo come candidato, nonostante proprio sulla sua posizione invece lo stesso organo di giustizia amministrativa fosse intervenuto, ritenendo illegittimi il requisito speso per la candidabilità (per via del suo conferimento viziato da assenza di imparzialità), l’elezione e la conseguente proclamazione. I relativi decreti direttoriali, con cui erano state indette le elezioni erano stati sempre impugnati dallo stesso Pietro Sacchetti, unico altro candidato con Scialò, e i ricorsi sempre accolti dallo stesso Tar.

Da qui l’impasse per il quale, a distanza di tre anni dall'indizione delle prime elezioni e di oltre due anni dalla scadenza del regolare mandato dell'ex direttrice Maria Daniela Maisano, l’Accademia era rimasta senza direttore. Dallo scorso anno era rimasta anche senza consiglio accademico e da alcune settimane anche senza presidente.