«C'è tanto da lavorare e tanto per cui spendersi ma è necessario implementare il personale di polizia penitenziaria, e operatori come gli educatori. I percorsi trattamentali devono al più presto tornare ad avvalersi della preziosa risorsa del volontariato. È mia intenzione, inoltre, istituire un tavolo tecnico che concretamente affronti l'emergenza medico-sanitaria nel carcere di Arghillà, che non può più aspettare».

Ecco le criticità illustrate dalla garante comunale per le persone detenute e private della libertà personale, Giovanna Russo, in occasione della partecipata presentazione della relazione annuale del lavoro svolto dal suo Ufficio (composto dalle avvocate Maria Antonia Belgio, Teresa Ciccone e Elena Siclari e dall'avvocato Carmelo Lazzaro), nella cornice della sala consiliare Pietro Battaglia di palazzo San Giorgio, sede dell’amministrazione comunale di Reggio Calabria.

Criticità che inevitabilmente incidono sul diritto di rango costituzionale ad una pena con funzione rieducativa delle persone detenute all’interno del plesso Giuseppe Panzera di Reggio e del plesso di Arghillà, rispettivamente con unapopolazione di 174 persone detenute a fronte di una capienza di 182 e di 289 persone detenute a fronte di una capienza di 302, dati al 31 dicembre scorso.

Allarme medico-sanitario nel carcere di Arghillà

Una criticità che diventa allarme relativamente al servizio medico-sanitario nel carcere di Arghillà.
«Al momento solo un medico è in servizio e dei dodici infermieri attualmente operativi, solo sei resteranno, a fronte di quasi trecento persone detenute, dopo la scadenza del loro contratto fissata al prossimo 31 marzo. Una situazione davvero insostenibile che intendo seguire con determinazione, perché la salute è un diritto che va garantito sempre e perché la vita di una persona detenuta non vale certamente meno di quella di un cittadino libero», ha ribadito la garante Giovanna Russo.

Carenza di personale

Servono interventi in termini quantitativi sugli organici di polizia penitenziaria e non solo. «Nel plesso di Arghillà, a fronte di una presenza di persone detenute pari a 289, risultano effettivi in istituto 109 unità, il rapporto è di 1 a 3 considerando la pianta organica, diventa di 1 a 30 circa nella ripartizione degli orari di lavoro, turnazioni, ferie, malattie (tutti diritti spettanti al lavoratore). Una situazione che desta preoccupazione e che l'Ufficio sta attenzionando. Superate le ataviche carenze di personale sono certa che un ambiente penitenziario più armonioso garantirebbe complessivamente una migliore qualità della vita all'interno dell'istituzione carceraria. Presto avrò un incontro con le sigle sindacali perché questo Ufficio reputa necessario un clima di serenità anche e soprattutto in un contesto di lavoro così particolare, dove la dimensione emotiva merita un'attenzione specifica. Riteniamo che sollecitare il perseguimento del benessere della polizia penitenziaria equivalga a garantire sicurezza e, dunque, anche i diritti delle persone detenute, ambito di diretta competenza di questo Ufficio. Occorre segnalare, inoltre, che una sola Direzione si divide tra i due istituti di Reggio e Arghillà, che si avvale di un ulteriore direttore in missione da Locri che non può essere presente in istituto quotidianamente. La direzione non con poco sforzo gestisce, così, la complessa macchina burocratica, amministrativa e umana di una città difficilissima, quella delle persone recluse. Le strutture penitenziarie rappresentano, infatti, una piccola città all’interno della quale le esigenze umane dei reclusi e quelle amministrative della governance penitenziaria riproducono la rappresentazione di una città “normale”», ha sottolineato ancora la garante comunale, Giovanna Russo.

«Non siamo mai venuti meno al nostro ruolo nell'esercizio della giurisdizione rieducativa nei confronti delle carceri del nostro Distretto, anche quando, durante la pandemia, abbiamo registrato in termini di personale una sofferenza, dovuta ad uno scarto corposo tra quello in servizio, ridottosi anche per malattie, e quello in pianta organica. Uno scarto che ad oggi è quasi totalmente rientrato. Speriamo che il quadro possa essere completato per consentire una maggiore efficienza, anche dal punto di vista amministrativo», ha sottolineato Daniela Tortorella, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Reggio Calabria.

La sicurezza nelle carceri

Un contesto, quello delle carceri reggini, in cui la cronaca recente scandita da aggressioni, violenze e presunti pestaggi di detenuti, denuncia in modo evidente una fragilità dell’intero sistema penitenziario.
«L’istituto penitenziario di Arghillà è stato negli ultimi anni popolato da detenuti provenienti da altre regioni (Campania, Puglia, Sicilia, in barba al principio di territorializzazione della pena), il carcere sovrabbonda di detenuti extracomunitari e di detenuti tossicodipendenti. Trattasi di una diversificazione di popolazione detentiva assai problematica da gestire, tanto sul versante della sicurezza quanto su quello trattamentale che, considerate le carenze indicate, finisce per produrre inevitabili e drammatiche disfunzioni. Non entro nel merito delle indagini in corso e delle vicende strettamente giudiziarie. Posso, però, dire che tocco con mano un assottigliamento delle forza emotiva all'interno di una sistema che sottopone quotidianamente le persone a grandi tensioni. Servono percorsi di formazione per agenti e le altre figure che operano. Tra le proposte dell'Ufficio, vi è anche quella di un protocollo per offrire un supporto psicologico per tutti gli operatori che gravitano all'interno dell'istituzione penitenziario», ha spiegato la garante dei Detenuti e delle Persone private delle libertà personale di Reggio Calabria, Giovanna Russo.

Le proposte dell'ufficio del Garante

«Sono in cantiere i seguenti Protocolli che dovranno essere perfezionati e siglati nei prossimi mesi: protocollo Procura di Reggio Calabria, riguardante la gestione di profili di eventuale criticità nelle condizioni detentive presso gli Istituti penitenziari reggini, protocollo cliniche legali università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria Di.Gi.ES. e Direzione istituto penitenziario di Reggio Calabria, protocollo interistituzionale contro il fenomeno della 'ndrangheta, della corruzione e dell'illegalità diffusa e la diffusione della cultura della legalità partendo dal carcere, protocollo Sanità e formazione, Giustizia ripartiva - Mediazione Penale, protocollo interistituzionale Impresa/Responsabile che vedrà alcune istituzioni impegnate a puntare realmente sul reinserimento delle persone detenute, senza pregiudizio per il reato commesso. Il neo Capo del Dap ha dichiarato che “il Terzo settore è responsabile dell’ottanta per cento delle attività trattamenti e rieducative secondo Costituzione”, io concordo. Vi sono poi da rinnovare i protocolli d'intesa con il ministero Giustizia Mandela’s office, quelli per lo svolgimento di attività di lavoro volontario e gratuito in favore della collettività e del lavoro di pubblica utilità e la convenzione per il reinserimento sociale dei minori in alternativa alla detenzione», ha specificato la garante comunale, Giovanna Russo.

La giustizia che ripara e rispetta il patto

«Troppo spesso si rischia di punire un crimine commettendone un altro. Questo non vuol dire che i delitti debbano restare impuniti, ma che le pene devono essere giuste, commisurate e soprattutto devono avere una componente restaurativa, perché la giustizia che restaura favorisce tutta la società. Ma mentre la giustizia guarda al passato, il patto istituzionale, alla base del quale la persona detenuta viene reclusa affinché la pena sia rieducativa, è proiettato nel futuro; è il passo dal quale si riparte. Il patto è la promessa di restituire un soggetto riparato», ha concluso la garante dei Detenuti e delle Persone private delle libertà personale, Giovanna Russo, che al termine della presentazione ha inteso dedicare un riconoscimento per il loro prezioso operato alla presidente Tribunale di Sorveglianza, Daniela Tortorella, alla direttrice del carcere di Locri, Patrizia Delfino, alla comandante della polizia penitenziaria del plesso di Arghillá, Maria Luisa Alessi, e alle vice comandanti, Gabriella Mercurio e Giuseppina Crea.