Avevano trasformato un condominio nel Rione Marconi di Reggio Calabria, di proprietà di un ente pubblico, dotandolo di barriere e strumenti di videosorveglianza che servivano a gestire una piazza di spaccio al riparo dalle attenzioni delle forze dell'ordine.

Su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e del sostituto Stefano Musolino, il Gip Claudio Treglia ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Vito e Gianluca Morelli di 37 e 40 anni. Entrambi sono i fratelli di Antonio Morelli, il ragazzo di 29 anni ferito gravemente giovedì pomeriggio al Rione Marconi e morto poco dopo in ospedale dove era stato accompagnato proprio dal fratello Gianluca.

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L'omicidio non è collegato a questa indagine, nell'ambito della quale il gip ha disposto gli arresti domiciliari anche per un altro indagato, Achille Mazza di 58 anni, mentre una quarta persona risulta solo indagata. L'indagine è stata avviata in seguito a un esposto anonimo e i carabinieri del Comando provinciale hanno eseguito diversi sequestri di droga trovata addosso agli acquirenti che uscivano dalla palazzina del Rione Marconi dove si erano recati per rifornirsi di sostanza stupefacente. I riscontri investigativi hanno permesso di appurare che i vari soggetti bussavano alla porta d'ingresso dell'abitazione di Vito Morelli che spacciava mentre i trovava agli arresti domiciliari.

Nelle perquisizioni effettuate durante le indagini, inoltre, gli investigatori hanno sequestrato una rilevante somma in denaro in contanti, in banconote di piccolo taglio per un ammontare di circa 4mila euro, considerati provento di spaccio. Sono state trovate, pure varie dosi di cocaina, nascoste negli incavi del vano scala appartenete alla palazzina.

«Gli indagati - scrive il gip nell'ordinanza - hanno dimostrato notevole professionalità nella commissione del reato, dotando l'abitazione dei Morelli di telecamere e strutture idonee a eludere i controlli delle forze dell'ordine. Inoltre, essi si sono dotati di un'organizzazione di persone non minimale, avendo contribuito al fatto almeno 4 soggetti di cui due deputati a ricevere i clienti ed hanno dimostrato di avere conseguito rilevanti profitti dall'attività illecita svolta».