La quiete, o quasi, dopo la tempesta. O perlomeno una schiarita dopo giorni di un confronto tesissimo a colpi di comunicati stampa. Questa la sintesi della prima interpartitica convocata a stretto giro tra sabato e domenica e tenutasi questo pomeriggio alla Federazione del Pd. Insieme ai democrat erano presenti i dirigenti dei Democratici e progressisti, di Italia Viva e del Partito socialista. Proprio i quattro partiti che, con note anche dure in alcuni casi, avevano bocciato sonoramente il metodo e la nuova giunta varata dal sindaco Giuseppe Falcomatà proprio nel giorno dell’epifania.

La coalizione si è riunita in un clima disteso, dimostrando che c’è ancora spazio per accorciare le distanze siderali con il primo cittadino. Da via Filippini d’altra parte, al di là delle considerazioni in merito all’atteggiamento tenuto dal primo cittadino, filtra la volontà di «riaprire il confronto e interloquire positivamente» - dicono i soliti ben informati – non lasciando nulla di intentato. Nelle prossime ore o al più nel giro di un paio di giorni si metterà nero su bianco un documento chiaro e preciso a cui sta lavorando la segretaria cittadina del Partito democratico, Valeria Bonforte, con una richiesta di incontro a Falcomatà.

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Il tutto mentre il centrodestra ha avviato la conta per rendere funzionale la mozione di sfiducia che, questa mattina, ha riunito i gruppi consiliari della coalizione tradizionale. Serviranno 13 consiglieri per la presentazione della mozione, e poi ce ne vorranno altri quattro perché abbia l’effetto sperato dagli avversari politici del sindaco Falcomatà.

Ma il fronte delle opposizioni, ancorché unito nelle intenzioni, non è in questa fase totalmente compatto. Undici consiglieri pronti alla firma ci sono già, e quindi ne mancano due. All’incontro di stamattina, immortalato anche da una foto eloquente, non era presente né Massimo Ripepi né Angela Marcianò che non sono stati mai teneri, anzi, con il primo cittadino e la sua esperienza a Palazzo San Giorgio. Entrambi vogliono mettere fine alla consiliatura ma a quanto pare non sono stati invitati alla discussione per fare sintesi. Almeno così dice Ripepi nella sua consueta diretta social quotidiana. «Non mi hanno invitato alla sottoscrizione della mozione – ha detto dal salotto di casa sua, vittima anch’egli dell’influenza -. Non mi considerano più del centrodestra, ma va bene così, perché siamo una cosa distinta e separata». Un distinguo forse strategicamente proteso alle grandi manovre che porteranno alle prossime elezioni comunali, visto anche che Ripepi, con la sua “Rivoluzione Rheggio”, si è augurato che sulla questione si possa ritrovare l’unità d’intenti. D’altra parte il candidato sindaco bandecchiano non ha nascosto il fatto di essere pronto a confezionare, anche lui, una mozione di sfiducia dicendosi pronto a firmare quella del centrodestra ma di aspettarsi, per rispetto politico, la firma dei suoi colleghi di opposizione sulla sua.