Il ristoratore di Reggio Calabria Francesco Gregorio Quattrone, conosciuto come Ioli, che stamattina si era arrampicato sulla gru del cantiere del Palazzo di giustizia, di fronte al Cedir dove ha sede la Procura, è sceso, interrompendo la sua protesta. Come aveva chiesto, ha avuto voce su una tv nazionale e ha deciso di tornare a casa.

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Francesco Gregorio Quattrone si era arrampicato chiedendo giustizia come scritto sul cartello che aveva fissato (e che è stato già rimosso) sulla gru e dove si leggeva: «Giustizia giusta la cerco la voglio. Quando l’ingiustizia diventa legge ribellarsi è un dovere al diritto».

Originario del quartiere collinare di Gallina a Reggio Calabria, il ristoratore sessantaseienne, titolare dell’Arca di Ioli, assolto dall’accusa di associazione di stampo mafioso, rivendica la restituzione di tutti i suoi beni, ad oggi confiscati in modo definitivo. Egli denuncia, altresì, la grave situazione di indigenza nella quale vive. In una stanza senza luce e acqua calda e con una pensione per malattia di poco più di 300 euro al mese.

Questa è solo l’ultima di una serie proteste.

Sul posto da stamattina polizia e vigili del fuoco che verso la tarda mattinata avevano anche provveduto ad imbracare l’uomo per preservarne la sicurezza e portare sul posto l’occorrente per garantire la safety. Preoccupava che, con l’avanzare del giorno e del caldo, l’uomo potesse essere colto da malore, visto che assumeva anche dei farmaci. Sul posto, infatti, era poi giunto anche il 118.

Dopo un controllo sanitario che ne ha accertato le buone condizioni, Francesco Gregorio Quattrone ha seguito i poliziotti in questura per alcuni adempimenti di rito.