Vittime ed istituzioni insieme per dire “No al pizzo”. Organizzata dall’associazione antimafia “Libera” si è svolta, lungo le vie del centro di Reggio Calabria, la passeggiata antiracket. Un messaggio simbolico quello lanciato oggi per dire alla comunità che lo Stato è fianco di chi denuncia , è a fianco di tutti i cittadini. Un percorso di nove tappe, lungo le strade della città, davanti ad altrettanti esercizi commerciali i cui titolari si sono ribellati alla imposizione del “pizzo”, hanno reagito alle richieste estorsive della ‘ndrangheta e per questo sono entrate a far parte della rete di “Libera”.  Nata anche grazie con la collaborazione della Polizia, con in testa il questore Maurizio Vallone, l’iniziativa ha avuto lo scopo di esprimere vicinanza e sostegno a chi resiste. La passeggiata si è snodata lungo un percorso di un chilometro e mezzo per le vie della città, partendo dalla Prefettura.

In prima fila il prefetto, Massimo Mariani, il commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, il prefetto Annapaola Porzio, e poi i vertici provinciali di Questura, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, della Polizia Penitenziaria, il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, il referenti regionali  e  provinciale di “Libera”, ma anche le organizzazioni di categoria e semplici cittadini. «Lo Stato deve far emergere le aziende sane, deve aiutarle a denunciare – ha detto Annapaola Porzio – e poi le si può sostenere, aiutare. Anche la struttura del Commissario antiracket deve rinnovarsi e ha tutto il desiderio e la voglia di farlo. Tutte queste attività passano attraverso un lavoro di insieme, tra le forze di Polizia, il Commissario antiracket, le vittime la società civile, le associazioni di categoria, le associazioni di volontariato antiracket. Bisognerebbe organizzare più manifestazioni di questo tipo – ha ancora detto il Prefetto Annapaola Porzio – Sono un messaggio di fiducia. Da parte mia sono orgogliosissima di essere qui, questa mattina, e tornerò tutte le volte che mi sarà richiesto, perché bisogna far vedere agli altri, a quelli che ci recano questo genere di offese, alla criminalità organizzata, che noi ci siamo». 

Durante la manifestazione i rappresentanti istituzionali hanno visitato molti esercizi commerciali i cui titolari hanno denunciato l’oppressione mafiosa o hanno semplicemente aderito alla campagna antimafia.«Se bastasse soltanto la repressione, basterebbero solo alcuni poliziotti e alcuni carabinieri per risolvere il problema. Non è solo quello il metodo, non servono solo gli arresti – ha sottolineato il questore reggino Maurizio Vallone– ma si risolve alla base, facendo partecipare tanta gente, ed oggi ce n’è tantissima, per dimostrare che il racket non fa parte della coscienza popolare di questa città. È qualcosa che viene imposto da gruppi di prepotenti, da gruppi di sopraffattori che bloccano la crescita di questa città dal punto di vista economico e sociale. Impediscono a questa città di dare un futuro ai suoi figli. Oggi, cittadini, associazioni ed Istituzioni sono qui per dire no alla ‘ndrangheta, no al pizzo per il futuro di questa città e la Questura di Reggio Calabria sarà sempre al loro fianco, sarà sempre in prima fila come promotrice di questa manifestazioni per dimostrare, alla gente perbene che può avere fiducia nelle Istituzioni e nella stessa cittadinanza, e alla gente per male che deve temere fortemente questo nuovo rigurgito di socialità». Anche se il fenomeno è ancora presente ad oggi sono 67 gli imprenditori  reggini che ci hanno messo la faccia schierandosi dalla parte della legalità.

 

«Può sembrare un numero piccolo- ha dichiarato Tiberio Bentivoglio, testimone di giustizia, ma per noi è un gran risultato. Dieci anni fa era impensabile non solo organizzare iniziative di questo genere, ma solo parlare in città di ‘ndrangheta. Oggi lo Stato è con noi, ha concluso, è con chi pubblicamente si è schierato contro la mafia e con chi non ha abbassato la testa»