Un serbatoio e due pozzi per l’approvvigionamento idrico di un bacino di seimila persone. Da tempo il coordinamento di quartiere di Arghillà denuncia l’insufficienza di questo sistema e sollecita l’amministrazione comunale di Reggio Calabria ad aumentare il numero dei pozzi. La carenza idrica è, infatti, un problema che si pone in tutte le stagioni e che, per ovvie ragioni, d'estate si acutizza.

Senza negare sprechi e abusi, la quantità d’acqua erogata comunque non sarebbe sufficiente a soddisfare tutta la popolazione. In questo quartiere della zona nord di Reggio Calabria, già particolarmente sofferente e segnato da un degrado ambientale annoso e mai superato, la cittadinanza vive dunque intensi e prolungati disagi anche a causa della carenza d'acqua. Specialmente durante la stagione estiva, tante sono le famiglie, soprattutto quelle che non siano dotate di autoclave, che nella migliore delle ipotesi dispongono di un filo d’acqua alle 10 del mattino. E non mancano i rubinetti completamente a secco. Così le persone riempiono bottiglie e secchi e c'è chi deve uscire dallo stabile in cui abita per recuperare altrove un pò d'acqua per lavarsi e cucinare.

«Aspetto che torni l'acqua da ieri»

«Abbiamo avuto l'acqua di notte, per l'ultima volta, quindici giorni a dicembre. Poi sempre a singhiozzo. Siamo a luglio, adesso sono le 10 e da ieri aspetto che l'acqua torni. Arriva, se arriva, e se ne va dopo poco più  di due ore per tornare, se va bene, solo il giorno successivo», racconta un residente di Arghillà nord che al secondo piano già non ha acqua per via della pressione scarsa. Per fronteggiare questo disservizio si è dotato di un serbatoio, che però non riesce neppure a riempire sempre a causa della poca pressione. Paga l'acqua che non ha e anche la corrente per alimentare un motorino che far arrivare la poca acqua che arriva anche fino a casa sua.

La situazione si rivela stranamente diversificata nello stesso quartiere. Varia la fascia oraria ma non purtroppo il numero basso di ore in cui l'acqua scorre dai rubinetti. «Stamattina alle 7 e mezza c'era e già alle 8 non c'era più e io vivo al pianterreno. Ci sentiamo abbandonati. Siamo in periferia e di noi si sono dimenticati», ha denunciato un altro residente.

«Due pozzi non bastano per seimila persone»

La questione è da tempo ormai oggetto delle interlocuzioni tra il coordinamento di quartiere e il Comune di Reggio Calabria. Anche in occasione del vertice sugli alloggi abusivamente occupati svoltosi in Prefettura lo scorso 15 giugno, e che avrebbe dovuto essere aggiornato ai primi del mese di luglio sempre alla presenza della sottosegretaria al Sud Dalila Nesci, a margine era stata rilanciata anche la problematica idrica e il coordinamento aveva ricevuto dal comune di Reggio rassicurazioni circa l’appalto per la costruzione di un nuovo pozzo per l’acqua a integrazione di quelli esistenti.


«Un filo d'acqua solo al pianterreno e per un paio d'ore al giorno. Ai piani alti l'acqua non arriva proprio. Solo chi ha l'autoclave riesce in qualche modo a soddisfare le esigenze ma anche questo dipende dal flusso e dalla quantità d'acqua. Il serbatoio Alfieri, strutturato per servire 1000 persone e alimentato dai due pozzi di Pettogallico e San Cono, non è sufficiente per soddisfare tutto il quartiere che conta ormai seimila abitanti. Abbiamo chiesto al Comune di riattivare il pozzo Penna, come fatto l'anno scorso, ma non abbiamo ancora avuto risposta dall'assessore alle Manutenzioni, Rocco Albanese», ha spiegato il portavoce del coordinamento di quartiere di Arghillà, Giovanni Votano.

L’autoclave è, dunque, una soluzione tampone che deve comunque fare i conti con la pressione bassa, che non riesce a raggiungere i piani alti, e con l’esigua quantità d’acqua disponibile.

La voce dei residenti

«Non essendoci pressione, se per più di due giorni c'è solo un filo d'acqua, anche quelli che hanno l'autoclave non riescono a far fronte alle esigenze quotidiane. C'è anche un problema di rilancio dell'acqua ai piani alti dove le famiglie, anche se provviste di serbatoio, restano senz'acqua perché lo stesso non riesce a riempirsi», ha spiegato il componente del coordinamento di quartiere Fabrizio Vadalà, residente a Modenelle, il complesso di case popolari ricadenti nel patrimonio immobiliare del Comune.

«Povere persone, quelle che non hanno l'autoclave, perché l'acqua non arriva e non accade solo d'estate ma sempre».

«Io abito al quarto piano e nonostante abbia sostenuto una spesa per l'autoclave in casa, non essendoci pressione, il serbatoio non riesce a riempirsi sempre. Una situazione, non l'unica, che mi induce e prendere in considerazione la possibilità di andarmene in affitto altrove, pur essendo assegnataria dell'alloggio», ha dichiarato un'altra residente con problemi di deambulazione e costretta, da un guasto all'ascensore mai riparato, a fare numerose rampe di scale a piedi per uscire e rientrare da casa.