Afifi Mostafà, il venditore ambulante di nazionalità marocchina, il cui cadavere è stato trovato ieri nel suo appartamento, sarebbe morto circa una settimana fa per ferite da taglio. È quanto emerge da un primo esame sul corpo dell'uomo, incensurato, di 39 anni.

Sarà l'autopsia, però, a stabilire se si è trattato di un omicidio o se le ferite trovate sul corpo di Mostafà siano il frutto di un gesto autolesionistico. La tesi meno accreditata sembra essere quella del suicidio.

Se l'uomo non è stato ucciso, infatti, è difficile, è l'ipotesi prevalente, che abbia deciso di togliersi volontariamente la vita in un modo così cruento. Piuttosto potrebbe essersi ferito da solo, in un momento di delirio dovuto allo stato di incoscienza dovuto a qualche sostanza che potrebbe avere ingerito. Ipotesi che, per essere esclusa, dovrà attendere l'esame tossicologico da cui potranno emergere maggiori dettagli sulle condizioni di Mostafà al momento della morte. Ulteriori elementi per ricostruire i fatti potrebbero venire dal coltello da cucina trovato di lato al cadavere.

Lo stesso è stato sequestrato dai carabinieri che eseguiranno accertamenti per capire se ci sono impronte digitali o tracce biologiche diverse da quelle del trentanovenne. Viste le condizioni in cui è stato trovato Afifi Mostafà, infatti, se si fosse trattato di omicidio non è escluso che l'uomo abbia avuto una colluttazione con l'assassino. Coordinati dal procuratore Giovanni Bombardieri e dal pm Flavia Modica, i carabinieri proseguono le indagini per ricostruire gli ultimi giorni del venditore ambulante, regolarmente residente in Italia e ritenuto una persona tranquilla senza mai un problema con la giustizia. Per scoprire cosa è successo all'interno dell'abitazione, gli investigatori stanno sentendo i conoscenti. L'obiettivo è capire se l'uomo possa avere avuto frizioni con qualcuno o se stesse affrontando un periodo difficile.