Amministrazione giudiziaria per Avr e Ase. In particolare, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria coadiuvati dal Reparto Operativo Carabinieri per la Tutela Ambientale di Roma, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria–Direzione Distrettuale Antimafia, hanno dato esecuzione a Roma e Reggio Calabria a un decreto, emesso dal Tribunale del capoluogo – Sezione Misure di Prevenzione, che dispone l’amministrazione giudiziaria per:

  • Avr spa avente sede legale a Roma;
  • Ase – Autostrade service – servizi al territorio s.p.a. avente sede legale a Roma;

e il controllo giudiziario (art. 34 bis del richiamato codice antimafia) per:

  • Hidro geologic line sas di Natale Marrara avente sede legale a Reggio Calabria.

Contemporaneamente hanno notificato un avviso di conclusione di indagini preliminari nei confronti di tredici indagati, in particolare di due dipendenti dell’Avr per il delitto di concorso esterno in associazione mafiosa, di otto amministratori appartenenti al Comune di Reggio Calabria, al Consiglio comunale, alla Città Metropolitana, al Consiglio regionale ed ex Provinciale, al Comune di Taurianova, tutti variamente indagati, in concorso con l’Amministratore delegato ed altri responsabili della predetta società, per avere esercitato indebite pressioni al fine di ottenere l’assunzione di personale segnalato, ovvero altri funzionari per avere posto in essere atti di corruzione per l’esercizio della funzione o per il compimento di atti contrari ai doveri di ufficio allo scopo di agevolare la predetta società nei rapporti con la Pubblica Amministrazione controllante al fine di ricevere indebite utilità.


Chi sono gli indagati: i nomi

Domenica Catalfamo, funzionario pubblico della città metropolitana ora assessore regionale al Lavoro; Claudio Nardecchia, amministratore delegato e legale rappresentante di Avr; Rocco Albanese, consigliere comunale con delega alla manutenzione; Filippo Quartuccio, consigliere comunale di Reggio Calabria, Giovanni Nucera, ex consigliere regionale, e già consigliere della provincia di Reggio Calabria, Fabio Scionti, ex sindaco del comune di Taurianova, Antonino Castorina, consigliere metropolitano con delega al bilancio, Giovanni Muraca, assessore al comune con delega all’ambiente, monitoraggio ambientale, aumento raccolta differenziata, Armando Neri, vicesindaco di Reggio Calabria, assessore alle risorse umane, Patti per il Sud; Enzo Romeo, Veronica Caterina Gatto, Purrone Francesco Antonio, dipendente di Avr e Autostrade service e servizi del territorio; Giglio Genoese.

I rapporti con le cosche

Entrambi i provvedimenti hanno alla base le indagini svolte nei confronti degli amministratori della società Avr ed hanno consentito di accertare stabili rapporti di questa con imprenditori intranei o comunque collegati con cosche di ‘ndrangheta e con amministratori pubblici in un contesto di relazioni di scambio reciproco finalizzato ad assicurare a tutti i protagonisti varie utilità.

È stato in particolare accertato che l’espansione territoriale di Avr era determinata proprio da questa accertata permeabilità aziendale agli interessi mafiosi ed a quelli della “cattiva politica”; questa attitudine rendeva, infatti, la S.p.a. perfettamente consonante agli interessi criminali più forti, riconosciuti sul territorio reggino, divenendo così perfettamente funzionale al fine di garantire la prosecuzione ed espansione di tali sistemi di potere che governano il territorio.

Le società coinvolte

Con particolare riferimento alle misure preventive di nature reale va evidenziato che la loro adozione, specificamente prevista dalle disposizioni del Codice Antimafia, è ispirata dalla necessità di rimuovere le situazioni di infiltrazione e di condizionamento da parte della criminalità organizzata delle imprese che operano sul mercato attraverso strumenti di controllo dirette alla bonifica e alla successiva restituzione dell’azienda al suo titolare, in alternativa alla confisca del bene. L’obiettivo di queste misure, che hanno una durata biennale, è quello di promuovere il recupero delle imprese che hanno agevolato, con sistematicità ovvero con occasionalità, l’operatività sul mercato di imprenditori collegati o inseriti nelle cosche di ‘ndrangheta, attraverso l’affidamento della gestione o del controllo della loro attività ad amministratori nominati dal Tribunale che esercita un potere di vigilanza volto ad assicurare la continuità dell’esercizio dell’attività imprenditoriale rimuovendo le cause che hanno portato al loro condizionamento.

Dai rifiuti alla manutenzione delle strade

Il polo imprenditoriale oggetto della misura di prevenzione è attivo a Reggio Calabria nei seguenti settori:

  • il ciclo integrato dei rifiuti per il comune di Reggio Calabria (oltre che per diversi comuni della provincia), attraverso la raccolta porta a porta, il trasporto, il trattamento, il recupero dei rifiuti e la pulizia del suolo;
  • la gestione della rete stradale della Città Metropolitana di Reggio Calabria; l’appalto per l’arteria viaria “Gallico – Gambarie”, particolarmente importante per le ricadute turistiche sul territorio reggino.

 

Il Tribunale Misure di Prevenzione ha riconosciuto che le indagini svolte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria hanno fatto emergere la sussistenza di una pluralità di rapporti di stabile ed oggettiva agevolazione tra l’esercizio delle attività economiche riferibili alla struttura imprenditoriale della Avr spa, operanti in provincia di Reggio Calabria ed imprenditori appartenenti o collegati alle cosche della ‘ndrangheta collusi. È stato accertato, in particolare, che imprese riferibili all’associazione criminale ed operanti nei mandamenti Tirrenico e Ionico sono state, reiteratamente e colpevolmente, agevolate attraverso l’affidamento e l’esecuzione di opere, nel ramo d’azienda dedicato al settore edile e manutentivo, cosi consentendo alla medesima Avr di poter operare anche con il gradimento delle cosche.

Anche in relazione all’esercizio del ramo di azienda dell’Avr operante nel settore del ciclo dei rifiuti e della pulizia del suolo è stata riconosciuta dal Tribunale l’agevolazione degli interessi di alcune storiche cosche di ndrangheta, egemoni nel territorio cittadino ed inserite tradizionalmente in questo importante segmento economico.

Gli amministratori pubblici infedeli

In questo contesto peraltro il Tribunale ha dato atto di un ulteriore elemento di condizionamento dell’attività della azienda riconducibile non direttamente all’infiltrazione mafiosa bensì all’instaurazione di molteplici rapporti di scambio con amministratori pubblici infedeli, funzionali, da un lato, ad assicurare a loro svariate utilità ed interessi privati, compresa l’acquisizione del consenso elettorale mediante la prassi delle richieste di assunzione e di gestione clientelare delle politiche aziendali, e dall’altro ad assicurare alla società un ampliamento dei profitti attraverso l’allentamento dei controlli sul suo operato.

 

Le fonti di prova acquisite e valutate dal Tribunale provengono dagli esiti di plurime ed autonome attività di intercettazione nonché dai riscontri acquisiti alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia e si pongono in linea di continuità con quanto è stato accertato in precedenti inchieste in ordine alle profonde ingerenze svolte dalla criminalità organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti nella provincia di Reggio Calabria.