La visita

Reggio, Boldrini (Pd) incontra in carcere l’attivista Majidi accusata di essere una scafista: «Le crediamo in tanti, magistratura faccia chiarezza»

La giovane è detenuta nel carcere della citta dello stretto in attesa dell'inizio del processo. La deputata: «Pensava di avercela ormai fatta e invece in Italia è iniziato questo incubo. Tutto quello che le viene attribuito è assolutamente falso»

di Anna Foti
23 settembre 2024
18:43
Laura Boldrini
Laura Boldrini

È venuta ad incontrare Maysoon Majidi anche nel carcere di Reggio, dopo aver incontrato la giovane lo scorso febbraio nel carcere di Castrovillari, Laura Boldrini, deputata del Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.

Ha preso il testimone dei senatori Francesco Boccia e Nicola Irto, segretario regionale del Pd calabrese, che stamane hanno voluto anche loro incontrare l’attivista curdo-iraniana detenuta dallo scorso gennaio con l’accusa di essere una scafista. Il presidente dei senatori Pd Francesco Boccia è, infatti, il primo firmatario di un’interrogazione urgente al ministro della Giustizia Nordio con la quale si chiede di approfondire i casi di Maysoon Majidi e Marjan Jamali e di conoscere quali iniziative necessarie e urgenti il Governo intenda assumere per tutelare l’incolumità di tutte le attiviste che giungono nel nostro Paese dall’Iran, regime che reprime duramente il dissenso, negando libertà fondamentali.


Deperita ma tenace

«Avevo già incontrato Maysoon a Castrovillari. Un contesto diverso. Era febbraio – ha raccontato la deputata dem Laura Bondrini – ed era detenuta da qualche mese. Adesso il periodo di detenzione è più lungo e Maysoon è davvero molto magra e deperita ma molto tenace e determinata a portare avanti le sue ragioni, a dimostrare la sua innocenzaÈ lucida e non si dà ancora pace per tutto quello che sta accadendo. È confortata dalla nostra presenza. Ha preso atto che non è sola e che siamo in tanti a seguire la sua sorte. Siamo in tanti a credere alla sua storia. Questo la rincuora. Ci ha tenuto a dire che lei non è arrivata in Italia in cerca di fortuna ma, in quanto attivista, è arrivata in Italia per mettersi in sicurezza finalmente per poter vivere tranquilla in pace e sicurezza con suo fratello».

Un grande equivoco da chiarire nel processo

«Pensava di avercela ormai fatta e invece in Italia è iniziato questo incubo. Tutto quello che le viene attribuito è assolutamente falso. C’è un grande equivoco alla base di tutto questo. Un equivoco – ha ribadito la deputata del Pd Laura Boldrini – alimentato da traduzioni fatte da persone che non parlavano la sua stessa lingua e da testimonianze non confermate da chi le avrebbe rilasciate agli atti. Mi chiedo – ha incalzato la deputata dem Laura Bondrini – come sia possibile che tali testimoni si siano resi disponibili a chiarire di non avere mai riferito di quelle circostanze a tutti e che invece il tribunale non riesca ad acquisire queste loro dichiarazioni. Ho fiducia nella magistratura giudicante e spero che venga fatta chiarezza in questa fase del procedimento perché effettivamente l’impianto accusatorio che è stato finora portato avanti non risponde alla realtà dei fatti.
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