La nave della marina Militare “Spica” ha completato con successo le operazioni di sbarco, nel porto di Reggio, di 243 persone, tutti migranti di provenienza subsahariana. Provati dal lungo viaggio in mare ma anche dalle pessime condizioni in cui sono costretti ad attendere in accampamenti di fortuna in Libia. Qualcuno di loro ha la scabbia, altri sono semplicemente disidratati. Tutti sono accolti dalla task force che in questi anni di continui arrivi Reggio ha saputo esprimere: forze dell'ordine, associazioni caritatevoli, prefettura, semplici volontari hanno costruito una macchina dell'accoglienza capace di provvedere ai bisogni dei migranti riducendio al minimo i disagi per la popolazione locale. Ma a mettere il proverbiale granellino di sabbia nell'ormai perfetto e oliato ingranaggio della gestione sbarchi a Reggio Calabria, ci pensa il ministero. Con un documento dispositivo, il viminale ha imposto alle questure l'obbligo di identificazione dei migranti in sede. Vanno schedati uno ad uno con foto e impronte digitali ma non più sulla banchina, operazione che consentiva l'immediato trasporto nei centri di accoglienza, bensì in questura. Uno scherzetto che a Reggio, l'ultima volta, è costato ben 4 giorni di chiusura dell'ufficio immigrazione, oltre a un superlavoro per poliziotti e volontari.