VIDEO | Nel rione Pescatori, il 3 luglio 1985, il fatale ferimento alla testa del bambino che giocava su un pianerottolo. Passano gli anni ma il padre non dimentica. La cittadinanza si attiva per ripulire la piazza intitolata al piccolo
Tutti gli articoli di Cronaca
«Io lo vedo crescere anno dopo anno. Non potrò mai dimenticare mio figlio. Tutto mi manca perché per me Gianluca è ancora tutto, è sempre con me». Non dimentica papà Pietro quei giorni di dolore dopo i quali la sua vita è cambiata per sempre. Non dimentica e ricorda suo figlio Gianluca, bambino pieno di vita che oggi sarebbe stato un uomo se una sparatoria, il 3 luglio 1985, non avesse brutalmente determinato il peggiore dei destini.
Il ricordo
Con i suoi dieci anni e la sua gioia incontenibile di trascorrere in Calabria le sue vacanze, anche quell’anno Gianluca era sceso a Reggio da Ardea, comune della città metropolitana di Roma Capitale dove viveva con la madre, per raggiungere Reggio e qui, come ogni anno, iniziare la sua estate festeggiando l'onomastico di papà Pietro, il 29 giugno. Ma quell’estate del 1985 fu tragicamente breve.
«Ogni anno andavo a prenderlo per portarlo qui dove, dopo anni di trasferimenti per motivi di lavoro, in servizio nella squadra mobile della questura di Reggio Calabria, mi ero stabilito. Gianluca adorava venire a Reggio e ogni anno attendeva in particolare questa stagione e durante il viaggio contava letteralmente i chilometri che lo separavano da questi luoghi. Continuamente mi chiedeva quanto mancasse per arrivare. Fu proprio in un giorno solo apparentemente come gli altri che, mentre era fuori a giocare, una cieca violenza lo travolse per sempre. Non potrò mai dimenticare. Mi chiamò per un'ultima volta, quel 3 luglio 1985. Papà fu anche l'ultima parola che riusciì a pronunciare», ha ricordato Pietro Canonico.
Quel proiettile vagante
Mentre giocava sul pianerottolo vicino a casa, nel rione Pescatori, zona Sud della città di Reggio Calabria, una proiettile lo raggiunse alla testa, inducendo uno stato di coma irreversibile dal quale Gianluca non si svegliò più.
Dopo cinque giorni, l’8 luglio, il piccolo, che sognava di diventare un pilota, spiccò il suo ultimo volo. «Gianluca amava gli aerei. Ad Ardea, dove stava con la madre, viveva accanto ad un aeroporto e dalla finestra guardava gli aeroplani decollare e atterrare. Era una vera e propria passione», ha ricordato ancora Pietro, oggi poliziotto in pensione che vive tra Reggio Calabria e Spadafora, località messinese delle sue origini dove ha voluto portare Gianluca affinché, sempre circondato da fiori bianchi, fosse sepolto accanto a suo padre, che alcuni anni prima aveva perso.
«Da tempo non potevo più chiamare mio padre e da quel momento nè Gianluca mi avrebbe più potuto chiamare così nè io avrei potuto sentire la sua voce. Nessuno potrà mai restituirmi quello che ho perduto ma ho imparato che, pur convivendo con il dolore di un distacco così atroce, è possibile che nuova linfa di vita ti pervada. Alcuni anni dopo potei provare nuovamente la gioia della paternità quando nacque mia figlia Emanuela, oggi trentenne, che però non ha mai potuto conoscere suo fratello», ha raccontato ancora Pietro.
Avvolti in un dolore inconsolabile che il tempo non cancella, restano comunque i tanti ricordi dei tempi felici e la voglia di non dimenticare il figlio affettuoso e l’uomo legato a questa terra che certamente Gianluca sarebbe diventato.
Gianluca, vittima innocente
Gianluca fu una vittima involontaria di uno scontro tra gruppi. Questo il quadro emerso dalla ricostruzione degli inquirenti. I due gruppi erano animati dall’intento di offendersi, sostanziatosi in aggressioni e nell’esplosione di alcuni colpi di pistola. Uno solo colpì una persona e quella persona era il piccolo Gianluca. Il responsabile che aprì il fuoco, all'epoca dei fatti minorenne, fu processato e condannato.
La chiesa del Sacro Cuore di Gesù, sempre guidata da don Umberto Lauro, sospese i festeggiamenti che aveva in corso dopo quello sparo vile e impietoso ed alcuni giorni dopo ospitò il funerale del piccolo. Un memorial ebbe il ruolo di riportare alla luce la storia del piccolo Gianluca. Poi un lungo silenzio.
«Ricordo che il primo ad arrivare alla mia porta fu Italo Falcomatà, che ancora non era stato eletto sindaco di Reggio, ma che era molto presente nella vita dei quartieri. Fu il primo a suonare alla mia porta per dimostrami la sua vicinanza. Persona nobile di animo», ha rammentato ancora Pietro Canonico.
Segni di memoria da salvare dal degrado
Trent'anni dopo, nel 2015, Libera e il gruppo memoria coordinato da Rosa Quattrone, anche lei familiare di vittima innocente di mafia poiché figlia di Demetrio Quattrone l'ingegnere ucciso a Reggio nel settembre del 1991 con il medico Nicola Soverino, dedicarono a Gianluca un'iniziativa nell'ambito della campagna “Il ricordo lascia il segno”.
Fu posta una teca in piazza Castello per esporre un aereo in miniatura e gli autografi del colonnello Ian Slangen, comandante della Pattuglia acrobatica nazionale delle Frecce Tricolori esibitesi quello stesso anno a Reggio Calabria, e degli altri piloti. Il colonnello Ian Slangen, con il maggiore Andrea Soro, aveva consegnato al papà Pietro una brochure con tutte le firme e una dedica al piccolo Gianluca in nome della sua passione per il volo.
L'anno successivo, nel dicembre del 2016, la commissione Toponomastica ricostituitasi in seno al Comune, intitolò al piccolo Gianluca la piazza con parco giochi accanto alla scuola primaria Edmondo De Amicis. In quell'occasione, la fondazione Antonino Scopelliti, presieduta da Rosanna figlia del giudice reggino ucciso a Piale nell'agosto del 1991 e oggi assessora comunale alla Cultura e alla Legalità, pose nella piazza una stele in memoria, con un monito pregno di speranza: "Nessuno muore se vive nel cuore di chi resta".
A quella cerimonia presero parte con i familiari di Gianluca, tra gli altri, il sindaco Giuseppe Falcomatà e il referente regionale di Libera Ennio Stamile. La presenza di una delegazione di alunni e alunne della scuola De Amicis conferì una valenza ancora più significativa a quell'inaugurazione. Un impegno di memoria che saldava generazioni attorno al nome del piccolo Gianluca e alla sua storia bruscamente interrotta e dalla quale trarre ispirazione per crescere con il desiderio di convivere e non di combattere gli uni contro gli altri.
Un messaggio forte che, tuttavia, nel tempo si è disperso come il senso di cura dei luoghi e della memoria che a essi si affida. Quella piazza è stata assaltata negli anni dal degrado. Un'incuria che ha ferito due volte, oltraggiando la memoria di una vittima innocente che ci si era impegnati, al cospetto dei familiari, ad onorare anche con la cura di quei luoghi e tradendo la cittadinanza che coltiva il rispetto dei luoghi pubblici in quanto beni comuni.
Il recupero della bellezza
Nel segno di una straordinaria coincidenza, proprio nei giorni scorsi, il gruppo di cittadini e cittadine, già mobilitatisi per riconoscere alla cittadinanza il diritto alla bellezza e per l'imponente e recente recupero della scalinata monumentale di via Giudecca, ha ripulito piazza Gianluca Canonico, restituendola proprio in prossimità dell'anniversario del ferimento e poi della morte del piccolo, all'originario decoro. Un'iniziativa che si pregiata anche dell'aiuto di cittadini extracomunitari e alla quale la stessa Avr ha dato un contributo consistente anche di pulizia oltre che di raccolta. Un lavoro sinergico che ha dato dei risultati ancora una volta straordinari e tuttavia da monitorare. Purtroppo ci sono già le prime avvisaglie di nuovo degrado.
«È necessario un intervento serio di vigilanza, altrimenti ogni sforzo profuso per restituire decoro a questi luogo sarà vano. Scoprendo questo appuntamento con la memoria del piccolo Gianluca, abbiamo deciso di promuovere per il prossimo 7 luglio, dalle ore 19 alle ore 23, un'altra iniziativa. Invitiamo la cittadinanza a venire nella piazza Gianluca Canonico con delle piante e magari anche qualche attrezzo per interrarle. Sarà la bellezza che quella piazza riacquisterà a scoraggiare gli incivili. Saranno il verde e i colori dei fiori a popolare la piazza piuttosto che i rifiuti. Proviamo così a compiere un'opera di risignificazione dei luoghi comuni», ha spiegato Angelina De Salvo, funzionaria del segretariato regionale del Ministero della Cultura per la Calabria e tra le più appassionate promotrici di questo attivismo per la cura dei luoghi a Reggio.
«Sono profondamente grato a queste persone per avere pensato alla piazza dedicata a mio figlio, luogo che vedere in quello stato di degrado mi addolorava in modo particolare. Grazie, quindi, di cuore per la vostra generosità e il vostro impegno», ha concluso Pietro Canonico, padre di Gianluca.