VIDEO | Presentato il Rapporto sui risultati ottenuti dalla Questura nell’anno appena trascorso. Tra gli elementi emersi, i furti messi a segno dai rom presenti nella zona Sud
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Nell’ultimo anno i reati nella città di Catanzaro e in provincia sono stabili e tendono a diminuire, ma l’azione di contrasto e di prevenzione è in aumento considerato anche il crescente mutamento degli scenari criminali con una ’ndrangheta sempre più imprenditoriale, al passo con la tecnologia più avanzata e sempre più collusa con il mondo politico e la pubblica amministrazione.
Il bilancio della Questura
Questa la fotografia scattata nel bilancio sociale 2019 della Questura del capoluogo di regione. Due gli omicidi rispetto ai quattro del 2018, i dati più rilevanti sono quelli riferiti ai reati predatori come furti e rapine, quindi i danneggiamenti e le truffe informatiche. Diminuiscono gli atti intimidatori ma non le estorsioni, sostanzialmente confermati anche i dati in materia di reati sessuali e di stupefacenti. Nel 2019 sono stati 270 gli arresti eseguiti dalla polizia di Catanzaro, oltre 1200 le persone denunciate e quasi 900 le comunicazioni di reato all’autorità giudiziaria.
Oltre alla mera rendicontazione dei dati, il rapporto nasce anche con l’intento di fornire un valido strumento di lettura sociale dei fenomeni e di trasmettere il reale significato dell’attività della Polizia di Stato sul territorio.
Il questore Amalia Di Ruocco ha rimarcato l’attività svolta nei servizi di ordine pubblico, di polizia amministrativa e in materia di immigrazione, oltre che dei reparti di supporto come quelli logistici, informatici e scientifici, ed ha evidenziato l’importanza della cosiddetta sicurezza partecipata, con i progetti di educazione alla legalità e prevenzione rivolti soprattutto ai ragazzi delle scuole.
A fornire i dettagli dell’attività dei propri reparti anche il capo della squadra mobile Alfonso Iadevaia, il capo delle Volanti Giacomo Cimarrusti, il capo di gabinetto Anna Palmisano e il dirigente del commissariato di Lamezia Terme Alessandro Tocco, che tra pochi giorni assumerà un nuovo incarico all’anticrimine di Latina. Al suo posto arriverà il nuovo dirigente Raffaele Pelliccia.
I “fortini” rom della zona Sud
I quartieri della zona sud di Catanzaro «sono diventati dei veri e propri fortini con telecamere e presenza di vedette, spesso minori, per vanificare il lavoro delle forze di polizia». Nel capitolo relativo ai furti, il report sottolinea che «Questo reato, come è noto, viene commesso soprattutto dai membri della numerosa comunità rom presente in città in particolare nella zona sud. Purtroppo una deprecabile politica condotta negli anni passati ha portato alla concessione a queste famiglie degli alloggi popolari. Oggi in alcuni quartieri e in alcuni stabili si registra una concentrazione di occupanti che hanno a loro carico numerosi precedenti penali, sono sottoposti a misure di prevenzione e limitative della libertà pur vivendo nello stesso appartamento». «Questi quartieri versano in stato di degrado e alcuni stabili sono in condizioni fatiscenti, con appartamenti vuoti dove le famiglie del palazzo nascondono droga e refurtiva. Sono diventati dei veri e propri fortini con telecamere e presenza di vedette, spesso minori, per vanificare il lavoro delle forze di polizia. Il rinvenimento della refurtiva conferma che lì vivono gli autori dei reati ma, nonostante la continua presenza in quegli ambienti, polizia e carabinieri - si legge - non sempre riescono ad attribuire la responsabilità a persone precise».
La Questura di Catanzaro ribadisce che «per risolvere il problema, che non può essere lasciato solo alle divise, si dovrebbe iniziare lo sgombero delle famiglie non aventi titolo, non dare in certi stabili la fruizione delle misure alternative al carcere; applicare misure quali il divieto di dimora a Catanzaro; proteggere i minori in luoghi sicuri; procedere a una riqualificazione delle zone interessate con installazione di telecamere, illuminazione stradale sufficiente, pulizia delle aree pubbliche, presenza di servizi sociali. Insomma - si rileva in conclusione - lo Stato si dovrebbe riappropriare di certi territori sia del capoluogo che di Lamezia Terme».
La collusione della ‘ndrangheta con la politica
«In Calabria politica, burocrazia e criminalità organizzata – si legge nel bilancio - sono unite da legami e rapporti di affari e convenienza, rendendo possibile un sistema illecito che ha compromesso il corretto impiego di risorse pubbliche». Nel report si evidenzia che la ‘ndrangheta «è ormai unanimemente riconosciuta come la più potente associazione per delinquere italiana e una delle più pericolose al mondo. Molteplici le manifestazioni della afflittiva invadenza delle cosche. Le cosche non sparano più, troppo sangue richiama le forze dell'ordine e loro ormai hanno capito che e più conveniente concentrarsi altrove».
Le investigazioni, si legge ancora nel bilancio sociale della Questura di Catanzaro, «hanno dimostrato una spiccata capacità delle cosche di infiltrarsi negli apparati amministrativi degli enti pubblici. Lo scioglimento, per condizionamento mafioso, di amministrazioni comunali e della Asp, dimostra quanto sia stretto il legame cosche-politica-pubblica amministrazione. Mentre un tempo erano i mafiosi ad andare dai politici, oggi le indagini ci dicono che sono i politici che si rivolgono agli ‘ndranghetisti per avere voti. La 'ndrangheta individua i candidati, dispone di candidati. È chiara quindi - si legge nel report - la commistione.
Rapporto 'ndrangheta-massoneria
Gli 'ndranghetisti dispongono della massoneria e ne traggono benefici, si legge nel rapporto. «Alla 'ndrangheta interessa molto mettere nei posti di comando sue persone per gestire la cosa pubblica, in particolare il denaro pubblico, gli appalti e i contributi europei. Il sostegno dato nelle campagne elettorali viene richiesto indietro attraverso favoritismi in vari settori: appalti, licenze, assunzioni e altro». Inoltre - è scritto ancora nel Bilancio sociale della Questura di Catanzaro - «La ‘ndrangheta in questo territorio ha condizionato tutto, non c’è settore che non abbiano toccato. Nelle sue fila ci sono professionisti, avvocati, commercialisti, medici, gente insospettabile e a suo servizio. Dovunque ci sono soldi, affari, ci sono loro. Le operazioni della Direzione distrettuale antimafia sono la conferma di quanto finora rappresentato e cioè che in Calabria politica, burocrazia e criminalità organizzata sono unite da legami e rapporti di affari e convenienza, rendendo possibile un sistema illecito che ha compromesso il corretto impiego di risorse pubbliche».
Scenari futuri
Quanto agli scenari futuri, «dalle indagini concluse e da quelle in corso - si legge ancora - emerge sempre più la conferma che la ‘ndrangheta ha messo nelle istituzioni pubbliche e locali i suoi uomini funzionali agli interessi dell'organizzazione criminale. Conferma la sua alta capacità di penetrazione nel mondo politico e istituzionale e di infiltrazione nel settore imprenditoriale. Lo scenario e davvero inquietante. Bisogna che in Italia tutti si rendano conto della portata del fenomeno 'ndrangheta. I cittadini non possono solo esprimere solidarietà e delegare il contrasto alla magistratura e alle forze di polizia. Tutta la società civile deve assumere posizione rifuggendo la rassegnazione e l'accomodamento. Lo Stato deve investire più risorse sui territori per la cultura, per il lavoro, per la salute, per il benessere, ma lo Stato e fatto da ciascuno di noi. Le indagini delle forze di polizia e l'impegno della magistratura fanno certamente ben sperare ma - si rileva infine nel Bilancio sociale della Questura di Catanzaro - se non vi sarà una riscossa etica e culturale dei cittadini tutti la società non potrà cambiare e non vi sarà sviluppo per Catanzaro e la Calabria in generale».