Insieme ai fratelli Lequoque sarebbe al vertice del sodalizio cutrese finito al centro dell'operazione Minefield della Procura reggiana. Il reclutamento delle teste di legno e la sicurezza di stare un gradino sotto al vertice «che è Aracri». Le operazioni di investimento all’estero dei reati fiscali
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Un’organizzazione capeggiata dai fratelli Gionata e Samuel Lequoque e da Leonardo Ranati, «un sodalizio – scrive il gip di Reggio Emilia - operante in Reggio Emilia attivo per tutto il 2020-2021 e fino all’attualità, dedito alla commissione di reati tributari». L’inchiesta Minefield, in italiano “campo minato”, racconta le infiltrazioni nel tessuto economico regionale e nazionale a opera del sodalizio condotto da soggetti calabresi originari di Cutro.
Su tutto aleggia l’ombra sempiterna della ‘ndrangheta.
Operazione Minefield | La ’ndrangheta riciclava milioni al Nord: i clan di Cutro padroni a Reggio Emilia, sequestrati diamanti e orologi di lusso
Un gradino sotto Aracri
Significativo è un dialogo registrato il 28 ottobre 2020 dallo smartphone di Ranati.
Ranati avvisa il suo interlocutore del fatto che il suo gruppo gode di «massima protezione».
«Appunto cioè.. appunto siam noi che.. che decidiamo, noi abbiamo la massima protezione, cioè se siamo.. a livello uno che è Aracri… noi siamo leggermente tanto così sotto all’uno, quindi noi abbiamo la massima protezione».
«Sei sotto alla ‘ndrangheta?»
«Quindi sei sotto alla ‘ndrangheta?», gli chiede quello.
«Sì non è una ‘ndrangheta vera e propria – spiega Ranati – perché non è una vera e propria, c’è una parte di ‘ndrangheta che, diciamo così, ci consente di fare certe operazioni, autorizzate da loro…».
L’uomo con cui parla Ranati dovrebbe essere «reclutato», raccontano i brogliacci dell’inchiesta, «vista l’esigenza di all’assunzione di un ulteriore prestanome per il sodalizio e che si incentra poi sulle modalità operative commerciali delle società assegnate alle teste di legno ed al relativo compenso mensile».
Quello, però, quando sente la parola ‘ndrangheta, tira il freno: «Un po’ fa paura adesso».
Leonardo Ranati, allora, cerca di tranquillizzarlo e nel frattempo gli spiega quelle che sono le finalità del sodalizio «ossia quelle di reinvestire (tra l’altro) all’estero i profitti dei reati fiscali e occultare le società ormai non più operative».
’Ndrangheta | Riciclaggio e false fatture, maxi blitz a Reggio Emilia: 12 arresti e oltre 100 indagati. Sequestri anche in Calabria
Comprare e fare sparire le aziende. «… lui compra e poi dopo fa sparire l’azienda, per dire lui siccome è imprenditore viene in Italia, vuole investire, la fa lavorare un po’ e poi dopo la sposta in Grecia, cioè intanto sposta già ovviamente tutta l’amministrazione…», spiega Ranati.
Società che generano profitti illeciti
I dialoghi, è scritto nei brogliacci dell’inchiesta, mettono in evidenza «la consapevolezza che esista una organizzazione della quale le singole società direttamente o indirettamente riconducibili ai Lequoque sono strumentali e funzionale alla generazione di profitti illeciti a prescindere dalla (in realtà sostanzialmente inesistente) attività imprenditoriale»…