Questo matrimonio non s'ha da fare. Ma don Rodrigo questa volta non c'entra nulla. Se le porte della Chiesa di Santa Maria in Gerusalemme a San Pietro in Guarano, sono rimaste chiuse, la colpa è del coronavirus, entrato a gamba tesa nella vita di una sposa pronta a percorrere la navata centrale sulle note della marcia nuziale. 

Il rinvio necessario

Manuela e Massimo sono stati costretti a rinviare il loro matrimonio, organizzato per il 24 aprile, come altre 17mila coppie italiane pronte a convolare a nozze ad inizio primavera.

Per ironia della sorte poi, i due giovani cosentini, sono divisi da più di un mese proprio a causa dell'epidemia: lei in cassa integrazione è chiusa in casa, lui operatore socio sanitario lavora a Bocchigliero nella casa di riposo Santa Maria, nel cuore di una delle zone rosse del contagio.

L’emergenza ci ha travolti

«Siamo stati travolti da questa emergenza – dice Massimo Zicarelli – Abbiamo trascorsi giorni difficili ma io e i miei colleghi non ci siamo sottratti dal nostro dovere di stare vicino agli anziani ospiti di questa struttura. Adesso finalmente si intravede la luce in fondo al tunnel. Ho avuto anche paura di ammalarmi, ma per fortuna sono sempre risultato negativo ai tamponi cui ci hanno sottoposto».

«Non avevamo capito»

La doccia fredda nel pieno dei preparativi, con l’abito da sposa pronto da ritirare e le partecipazioni già spedite a parenti e amici: «Inizialmente non avevamo capito la gravità della situazione – spiega Manuela Lanocara – Poi ci siamo ritrovati segregati in casa a dover rinunciare alla vicinanza della famiglia e degli amici, alla gioia di poter condividere la propria vita con quella degli altri. Quando hanno sospeso il corso prematrimoniale ci siamo resi conto che sarebbe stato necessario rimandare la cerimonia».

Rinvio a malincuore

«La scelta è maturata a malincuore – aggiunge la sposa mancata – Comunque per me era il sogno di una vita, quello di una ragazza innamorata. Le sensazioni sono svariate: eravamo pronti per diventare marito e moglie invece siamo addirittura separati senza la possibilità di vederci ormai da tanto tempo. C’è però anche la rassegnazione del momento: stiamo comunque bene sia noi che i nostri familiari. Questa è la cosa più importante».

Nessun danno economico

Il matrimonio comunque sarà celebrato, appena sarà possibile. «Anche per questo non abbiamo subito alcun danno economico – aggiunge Manuela – Sono stati tutti molto comprensivi, dalla sala al fotografo, al wedding planner, al parrucchiere: ci siamo dati appuntamento al futuro». Quando? «Ancora non lo sappiamo, la prospettiva è ancora troppo incerta. Aspetteremo il momento opportuno, quando potremo vivere il matrimonio in piena serenità ed armonia».

Tutto tornerà normale

«Presto torneremo ad abbracciarci – conclude Massimo – Questa distanza forzata ci ha uniti ancora di più, alimentando la consapevolezza del passo che avremmo già dovuto compiere. Il nostro non è un sì mancato, ma un sì rimandato. Mi sento di poter dire che io e Manuela siamo già a tutti gli effetti una coppia sposata».

Proroga delle scadenze

Intanto l’Arcivescovo di Cosenza-Bisignano, Monsignor Francesco Nolè, ha concesso una proroga di 90 giorni della validità degli atti relativi ai matrimoni a partire dalla data di scadenza dei documenti per consentire alle coppie di non dover produrre una nuova documentazione laddove abbiano deciso per il rinvio.

Le regole della cerimonia

Per quanto riguarda la celebrazione del rito religioso invece, si spera di poterlo svolgere senza mascherine in chiesa, mantenendo però la distanza sociale, quindi senza assembramenti. Su questo punto, tuttavia, bisognerà attendere disposizioni dal Vaticano».