Seminario di Unicost con accademici, consiglieri del Csm e avvocati. Il sorteggio dei membri dei Csm definito «una vergogna». Murgano: «Sudditanza psicologica dei giudici nei confronti dei procuratori». Stanizzi: «Il vero tema è l’abolizione dell’abuso d’ufficio»
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«In Italia ci sono 2.500 pubblici ministeri e 7.500 giudici. Oggi i magistrati accedono a queste funzioni attraverso un unico concorso e un unico corso di formazione. Con la separazione delle carriere, prevista dalla riforma della Giustizia, apparterranno a due distinti ordini giuridici. In sintesi, ci saranno due distinti Consigli superiori della magistratura che perderanno il loro potere disciplinare il quale verrà assegnato a un nuovo organo l’Alta Corte disciplinare».
Il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci si è rivolta agli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori nel corso del seminario, organizzato da Unicost e dall’Ordine distrettuale degli avvocati di Catanzaro, sul tema della riforma costituzionale della magistratura. Il pm, che ha spiegato ai ragazzi i capisaldi di questa contestata riforma, ha moderato l’incontro nel quale si sono confrontati accademici, magistrati e avvocati. Ogni relatore ha portato alla platea – composta non solo da studenti ma anche dagli operatori del diritto, gli iscritti alla Scuola di specializzazione per le professioni forensi, e gli studenti universitari – il proprio punto di vista, la propria analisi su una riforma che sta creando scontri tra governo e magistratura.
Il consigliere togato del Csm Antonino Laganà ha acceso per primo i riflettori sulle nomine a sorteggio dei membri del Consiglio superiore della magistratura, definendo la scelta «quanto di più lontano dalla democrazia. Quale autorevolezza potrebbe avere un consigliere estratto a sorte?».
Laganà ha poi posto l’accento anche sulla scarsa condivisione nel redigere la riforma, da parte del legislatore, che avrebbe avuto bisogno della partecipazione di accademici, magistrati ed autorevoli addetti ai lavori. «Non si cambia la nostra Costituzione dall’alto. Le migliori riforme sono partite dal basso», ha detto Laganà.
Una riflessione, quella scarsa condivisione nei lavori della riforma, che ha trovato d’accordo più di un relatore. Come l’avvocato amministrativista Francesco Pullano il quale speso il suo punto vista sulla separazione delle carriere definendolo «un falso problema» ma, allo stesso tempo, definendo «una vergogna» la decisione di sorteggiare i nomi dei componenti del Csm. «L’unica cosa che può funzionare è la condivisione», ha detto l’avvocato il quale non ha mancato di essere critico rispetto alle posizioni di alcuni magistrati ritenendo che mancassero di «autocritica» e talvolta peccassero di «allontanamento dalla realtà». Un esempio è il procedimento Palamara che, ha detto Pullano, «rappresenta solo la punta dell’iceberg ma sotto c’era un mondo». Una vicenda quella di Palamara che avrebbe incrinato il rapporto di fiducia con la magistratura anche se la quasi totalità dei magistrati sono persone per bene e integerrime.
Se Pullano descrive un panorama fatto di «luci e ombre» - mentre per Laganà «la nostra Costituzione è la migliore del mondo e la nostra magistratura è la più autonoma del mondo» -, vede parecchie ombre l’avvocato penalista Valerio Murgano, componente della giunta nazionale Unione camere penali e componente del Coa di Catanzaro. Murgano ha parlato di casi di «sudditanza psicologica pericolosissima da parte dei giudici nei confronti di alcuni procuratori capo». Ha parlato di un «sistema malato che ha bisogno di essere riformato», un sistema che «così com’è ha fallito».
Una visione catastrofica, quella di Murgano, alla quale non si è allineato l’avvocato civilista Gian Paolo Stanizzi che ha portato come esempio negativo di riforma l’abolizione del reato di abuso di ufficio che priverà i cittadini di una importante tutela contro le sopraffazioni.
Il consigliere togato del Csm Marco Bisogni ha posto l’accento sul «potere enorme» che la magistratura deve gestire (arresti, perquisizioni, intercettazioni). La separazione delle carriere potrebbe portare come conseguenza il fatto che il pm si appoggi maggiormente alle forze dell’ordine che fanno carriera sulla base delle misure cautelari effettuate. Invece la polizia giudiziaria deve saper di aver a che fare con sostituti procuratori che possono dire anche di no.
Nel corso del seminario il presidente della giunta dell’Associazione nazionale magistrati di Catanzaro, Giovanni Strangis, ha ricordato che il prossimo 27 febbraio ci sarà lo sciopero generale dei magistrati e un’assemblea all’interno del Tribunale di Catanzaro.
«La Giustizia non può essere al centro di lotte e di contese – concluso il pm Frustaci – Non si può ipotecare il futuro con una riforma del genere perché la magistratura è servizio e se questo servizio non funziona a rimetterci è la serenità e la vita dei cittadini».