Uomo di fiducia del boss Luigi Molinetti, detto la "Belva", il nuovo pentito della ’ndrangheta reggina Antonino Randisi era imputato nel processo Epicentro da cui lo scorso luglio era stato assolto dalla Corte d'Appello.

Dopo l'assoluzione, quindi, il 36enne si è presentato ai magistrati per collaborare con la giustizia: «Intendo superare gli errori del passato - ha dichiarato ai pm - e voglio cambiare vita. Ho capito che questa non è la vita che voglio. Ho scelto di collaborare da uomo libero, non temo la carcerazione, ma voglio rimediare ai miei errori».

Ai magistrati, Randisi (indicato anche con gli pseudonimi Tolli Tolli, «perché da piccolo balbettavo», Diabolik o Secco) ha raccontato di aver ricevuto «la dote dello sgarro» da Carmine De Stefano: «Non so se è stata una procedura regolare secondo la tradizione di ’ndrangheta – riferisce – ma per me contava poco».

I suoi verbali sono ricchi di omissis. Randisi ha riferito anche dei luoghi dove venivano nascoste le armi degli "arcoti" e le dinamiche all'interno del locale di Gallico dove i Molinetti avevano «stretto un patto» con Nino Crupi e Mario Corso, soggetti imputati per associazione mafiosa, che «comandavano a Gallico sotto l'egida di Gino Molinetti».

«La divisione di tutto ciò che riguardava il territorio di Gallico, non solo le estorsioni - ha affermato il collaboratore - doveva essere effettuata al 50%: metà al gruppo Molinetti e l'altra metà a Corso e Crupi». Ai magistrati, infine, Randisi ha parlato dell'omicidio di Paolo Munno, un pregiudicato ucciso ad Archi nel 2012 all'interno del circolo ricreativo che gestiva la vittima. «L'esecutore fu Giuseppe Molinetti, figlio di Luigi Molinetti, e Ciccio Saraceno gli fece da palo - c'è scritto nei verbali depositati oggi in aula -. Venne utilizzata una pistola a tamburo». Naturalmente sulle dichiarazioni sta indagando la Dda di Reggio Calabria.

Il pentito Antonio Randisi: «Ecco gli interessi dei clan sulle feste popolari»

Randisi ha riferito anche di altre questioni che riguardano la criminalità organizzata reggina. Racconta di alcuni episodi concernenti la gestione delle feste popolari e il modo in cui i clan le sfruttano per arricchirsi. Una delle storie ruota attorno alla festa della Madonna delle Grazie, a Gallico superiore: «Se non ricordo male, in quella occasione la cosca aveva chiesto del denaro, forse 100 euro, a ogni singolo giostraio, sempre a titolo estorsivo». Il neo pentito indica anche quale macelleria avrebbe consegnato la carne, sempre «a titolo estorsivo». Poi precisa che «con riferimento ai banchi dove vendono i panini con la salsiccia, in occasione della festa della Madonna, a Reggio Calabria, i predetti banchi sono quasi sempre gestiti da esponenti della criminalità organizzata che, prima di allestirli provvedono a farsi rifornire di panini e salsicce attraverso forniture gratuite, ottenute a titolo di estorsione».