Gestione opaca e discutibile dei fondi da parte di Domenico Lucano, persona avvezza a muoversi sul confine fra lecito ed illecito. Confine che, su questi temi, appare molto labile. Così il gip tratteggia la figura del sindaco di Riace all'interno dell'ordinanza di custodia cautelare che lo pone agli arresti domiciliari. Secondo il giudice “avvalendosi e chiaramente abusando del ruolo rivestito creava una rete di contatti personali che ne agevolavano la perpetrazione dei delitti”.

Nell’ordinanza del Gip viene evidenziato anche l’atteggiamento di Lucano che pur sapendo di essere indagato “non faceva mistero neanche di fronte a persone estranee al suo entourage di trasgredire intenzionalmente quelle norme civili ed amministrative alle quali proprio lui era in realtà tenuto per primi a garantire rispetto”.

I matrimoni di comodo

Tra le accuse contestate al primo cittadino di Riace anche l’organizzazione di tre matrimoni "di comodo" che avrebbero avuto come fine garantire ai migranti la possibilità di permanere Italia o raggiungere il Paese, comunque di godere di un migliore regime di vita. "Dei tre matrimoni fittizi - si legge - due vedevano protagonisti suoi concittadini facilmente malleabili ai suoi fini, o perchè come nel caso di Nazareno, non avvezzo ad intrattenere relazioni amorose («lui è piccolino così, mai avuto donne...) o perché come nel caso di Giuseppe, affetti da deficit mentale".

Quel fine che giustifica i mezzi

Per il giudice delle indagini preliminari Lucano "vive oltre le regole, che ritiene di poter impunemente violare nell’ottica del 'fine che giustifica i mezzi'; dimentica però – prosegue il gip Domenico Di Croce – che quando i mezzi sono persone il fine raggiunto tradisce, tanto paradossalmente quegli stessi scopi umanitari che hanno sorretto le sue azioni”.

 

Consolato Minniti
Manuela Serra