Diego Armando Maradona era già un fenomeno conosciuto in Argentina quando Gianni Di Marzio tentò il colpaccio di portarlo a Napoli sei anni prima del suo trasferimento all’ombra del Vesuvio.

Partenopeo ma legato alla Calabria

L’allenatore che guidò nella sua carriera anche Catanzaro e Cosenza, nel 1978 aveva appena concluso la sua prima stagione sulla panchina del Napoli, ed era volato in Argentina per seguire i mondiali di calcio.

Tampinato da Aloisio

Del suo arrivo nel paese sudamericano viene a sapere Settimio Aloisio, presidente dell’Argentinos Juniors dove milita il Pibe de Oro non ancora diciottenne. Cesar Luis Menotti non ha avuto il coraggio di inserirlo nella Seleccion che avrebbe poi vinto la Coppa del Mondo. Aloisio, tifoso del Catanzaro, si mette sulle tracce di Di Marzio, lo raggiunge in albergo, lo convince a seguirlo per presentargli quel calciatore di Lanus dal talento straordinario.

La visita a Villa Fiorito

Aloisio aveva anche organizzato un’amichevole. Maradona però non si era presentato al campo. Per questo dovettero andare a casa sua a Villa Fiorito per convincerlo a mostrare le sue qualità. E Di Marzio si accorse nel giro di una manciata di minuti di avere di fronte l’atleta più forte che avesse mai visto. L’accordo per il trasferimento al Napoli per appena 300 milioni, sarebbe stata cosa fatta. In Italia però non era ancora possibile schierare calciatori stranieri. Ferlaino avrebbe dovuto parcheggiarlo altrove per cui rinunciò all’ingaggio.

Adesso è entrato nel mito

«È stato dunque un aiellese uno dei primi a scoprire la grandezza Diego Armando Maradona - ricorda il sindaco di Aiello Calabro e presidente della provincia di Cosenza Franco Iacucci nel commentare la scomparsa del grande campione – Con i suoi straordinari successi ha fatto la storia del calcio. Adesso è entrato nel mito».

 

LEGGI ANCHE: Napoli, folla di tifosi canta: «Ho visto Maradona» davanti al suo murales. Il video