Le sedute di logopedia, fisioterapia e psicomotricità dell’Unità operativa di fragilità e cure intermedie, sono state sospese da marzo per mancanza di personale e di dispositivi di sicurezza
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Fermi da marzo. I bambini in cura nell’Unità operativa di fragilità e cure intermedie dell’ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia non fanno sedute di logopedia, psicomotricità, fisioterapia dal lockdown. E anche prima di questo la carenza di personale li costringeva spesso a dovere rinunciare alla continuità delle cure o a intramezzare con il ricorso al privato.
Ora il blocco totale delle prestazioni, ambulatori chiusi, analisi e visite solo se urgenti, con ripercussioni su pazienti piccoli e con bisogni speciali. Il tutto mentre le promesse dell’Asp degli ultimi anni si sono rivelate spesso solo parole e il tempo passa e i piccoli crescono. I genitori sono esasperati, stanchi di dovere “elemosinare” diritti, di affidare la salute dei loro piccoli a denunce e proteste, ma anche ad incontri e lettere.
Sono anni che affiancano alle cure amorevoli per i loro figli, gli artigli per garantire loro le sedute e ora combattono insieme al Coordinamento Sanità 19 marzo. «Ci hanno detto che mancano i presidi di sicurezza per potere ricominciare – ci dice a nome dei genitori Antonia Palazzo - noi abbiamo sempre le stesse richieste. L’accorpamento tra Riabilitazione e reparto di Neuropsichiatria infantile, nuovo personale e, in particolare, un neuropsichiatra infantile, logopedisti e fisiatri. Chiediamo che questa situazione venga risolta subito, altrimenti ci rivolgeremo alla Procura».
Si era parlato anche di trasferire la sede in quella dell’ex ospedale civile. Un progetto di poco più di 200mila euro sul quale il generale Cotticelli si era dimostrato favorevole. Ma mancano i fondi e così, ancora una volta, è tutto fermo. «Per la sanità calabrese 243 mila euro sono spiccioli - afferma Oscar Branca, esponente del Coordinamento – troviamoli e diamo avvio a questo progetto per i nostri bambini speciali».