L’episodio risale al 2015. Il bossolo era accompagnato da una lettera di minacce al nostro collega Pietro Comito. Identico messaggio al giornalista del Quotidiano Francesco Mobilio, all’allora sindaco Elio Costa e al presidente del Consiglio comunale Marco Talarico
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Correva il 24 dicembre del 2015: cinque anni fa. Le redazioni di LaC Tv, LaCNews24.it e il Vibonese.it si erano riunite per lo scambio d’auguri. Un fugace brindisi per gli auguri natalizi, prima del rompete le righe ed il ritorno a casa, ognuno con le rispettive famiglie, per il tradizionale cenone. Giunse una raccomandata, che fu aperta proprio durante il brindisi. Un proiettile cadde sul tavolo ovale, tra le fette di un pandoro. Accompagnava una lettera di minaccia, in un pacco indirizzato ad uno dei nostri colleghi, Pietro Comito.
L’accaduto fu subito denunciato ai carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia e fu tenuto riservato da giornalisti e tecnici, con lo scopo di non turbare il Natale dei propri cari che da quel momento a qualche ora si sarebbero riuniti per festeggiare tutti insieme. Solo due giorni dopo, la vicenda divenne di dominio pubblico grazie ai lanci delle agenzie di stampa. E si apprese, così, che oltre al nostro collega, un altro giornalista, Francesco Mobilio, allora redattore del Quotidiano del Sud, aveva ricevuto identico regalo natalizio, unitamente all’allora presidente del consiglio comunale di Vibo Valentia Marco Talarico ed al sindaco Elio Costa. Minimo comune denominatore: l’abbattimento di un immobile fatiscente nel cuore della città, ribattezzato negli anni come «il Palazzo della Vergogna» (foto). La sua demolizione fu ordinata dal Comune di Vibo Valentia e in precedenza era stata oggetto anche di una lunga campagna di stampa condotta dagli organi di informazione locali.
Dopo cinque anni di indagini, quell’inquietante episodio, l’ennesimo di una lunga serie che ha colpito l’informazione calabrese, la Procura di Vibo Valentia ha chiesto l’archiviazione delle indagini. Nonostante l’impegno profuso dai carabinieri, coordinati dal pm Concettina Iannazzo, non è stato possibile infatti acquisire quegli elementi indiziari univoci per risalire ai presunti autori del misfatto e portarli a giudizio. Un episodio che probabilmente resterà impunito.