La sentenza per l'ex sindaco di Riace, condannato in primo grado dal Tribunale di Locri a 13 anni e due mesi di reclusioni, arriverà ad ottobre. Gli avvocati difensori hanno chiesto l'assoluzione piena
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Arriverà solo ad ottobre la sentenza d’Appello del processo Xenia che vede sul banco degli imputati l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, condannato in primo grado dal tribunale di Locri a 13 anni e due mesi di reclusione. Oggi intanto, in un’aula della corte d’Appello di Reggio, è stato il turno degli avvocati difensori di Lucano: «Nei confronti di Mimmo Lucano c'è stato un accanimento non terapeutico – ha detto l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia in difesa dell’imputato che creò l’ormai defunto “modello Riace” – ci sono tutti i presupposti per l'assoluzione di Mimmo Lucano che in tutta la sua vita ha sempre fatto quello che serviva agli altri e non quello che serviva a sé stesso. Come si fa a dire che ha fatto quello che ha fatto per motivi politici? Questo elemento dovrebbe già chiudere il processo: manca il dolo e manca la consapevolezza e la volontà di un vantaggio economico. Risulta dalla lettura di tutti gli atti processuali che Lucano non aveva un soldo sul proprio conto corrente. Io non parlo di un santo. Mi interessa chi oggi è imputato e al momento ha una sentenza con una condanna esorbitante».
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Ed è proprio sulla condanna di primo grado che l’avvocato milanese è più volte tornato durante la sua arringa, sottolineandone gli aspetti d’incongruenza: «Falcone, tra le tante cose, diceva di seguire i soldi. Vi prego seguite i soldi di Lucano e non li troverete. La vostra sentenza sarà importante perché specialmente in questo periodo in cui la situazione dei migranti è particolarmente difficile e complicata, avere tante Riace aiuterebbe a risolvere tanti problemi e a evitare situazioni che un Paese come il nostro non dovrebbe vedere da lontano ma essere capace di affrontare. Quando la politica entra nelle aule di giustizia - conclude Pisapia - la giustizia scappa inorridita dalla finestra. Per me è qualcosa di insuperabile: un conto è la giustizia e un conto è la politica. Devono avere ognuno i propri ruoli e non devono entrare nei ruoli altrui».
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Di processo politico ha parlato anche il secondo difensore dell’ex sindaco dell’ex paese dell’accoglienza, l’avvocato Andrea Daqua: «un'indagine unidirezionale perché ha silenziato qualsiasi elemento che risultava in contrasto con l'impianto accusatorio per come era stato preconfezionato da quelle ispezioni. Abbiamo il legittimo sospetto che il processo contro Mimmo Lucano sia stato viziato sin dall'inizio. Il Tribunale di Locri si lascia andare in un linguaggio denigratorio nei confronti di Lucano, commette il gravissimo errore di perdere la sua terzietà, si appiattisce in maniera quasi servile a questo preconfezionato costrutto accusatorio, finisce per smentire sé stesso, ignora la corposa documentazione che noi abbiamo prodotto e le minuziose consulenze di parte. È una sentenza ingiusta ed errata per tutti i capi di imputazione. Voi avete la possibilità di correggere un macroscopico errore».