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Con quattro assoluzioni e una condanna si è chiuso il primo capitolo giudiziario del processo Why Not per i cinque imputati coinvolti in presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici in Calabria, accusati di associazione a delinquere per singole ipotesi di abuso di ufficio. Lo ha deciso il Tribunale collegiale di Catanzaro che ha scagionato per non aver commesso il fatto Nicola Adamo ex vicepresidente regionale sotto la Giunta Loiero, Ennio Morrone ex assessore al Personale, l’allora assessore alla Forestazione Dionisio Gallo, il capo gabinetto nella presidenza di Giuseppe Chiaravalloti Franco Morelli. Mentre ha condannato Giancarlo Franzè, coordinatore del consorzio “Brutium” a due anni e sei mesi.
Il tribunale collegiale ha accolto quasi in toto le richieste del sostituto procuratore generale Massimo Lia, che il 30 settembre dell’anno scorso aveva invocato in aula al termine della requisitoria però anche la condanna a due anni e sei mesi per Morelli. I cinque erano stati prosciolti nel marzo del 2010 dal gup Abigail Mellace. In quella occasione il giudice aveva stabilito 17 proscioglimenti e il rinvio a giudizio per altri 27 imputati. Seguì l’impugnazione della Procura generale, con un ricorso alla Corte di cassazione contro il proscioglimento dall’ accusa di associazione a delinquere. Un ricorso accolto dal Giudice supremo che annullò la decisione del gup rinviando gli atti a Catanzaro per una nuova udienza preliminare, che terminò con un rinvio a giudizio. Tutti e cinque furono indagati nella nota inchiesta avviata nel 2006 dall’allora sostituto procuratore Luigi De Magistris oggi sindaco di Napoli, su un presunto comitato d’affari politico - affaristico che avrebbe illecitamente gestito sia i soldi destinati allo sviluppo della Calabria che i progetti finanziati dalla Regione.
Gabriella Passariello