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“Male non fare, paura non avere. Ricordo sempre queste parole di mio padre, oggi più che mai: questo saldo fondamento mi ha permesso di guardare con fiducia e senza tentennamento alcuno alle decisioni della giustizia”.
Con questa frase l’On. Giuseppe Galati commenta a caldo la sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste pronunciata dai giudici della I sezione penale del Tribunale di Salerno in merito alle inchieste “Why not” e “Poseidone”.
Processo ‘Why not’ a Salerno: tutti assolti
Mi sono sempre attenuto - aggiunge - agli insegnamenti ricevuti sin da bambino in famiglia, a quei principi di moralità e correttezza che hanno accompagnato il mio percorso umano e politico.
Ricevere oggi la massima assoluzione possibile, in quanto il fatto non sussiste, come pronunciato dai giudici nella sentenza, non mi sorprende affatto, ma conferma ulteriormente il mio modus operandi volto al rispetto delle persone e della legge”.
“Rimane la sofferenza – sottolinea Galati - per quanto subito ingiustamente in questo arco temporale, sia pur vissuto nella massima serenità, continuando il mio impegno a favore dei cittadini e del mio amato Paese. Un impegno che sarà diretto in futuro anche al miglioramento del sistema giustizia e al superamento dei problemi atavici che l’accompagnano. Una sofferenza intensa che ha puntato una luce fioca sulla mia esistenza.
Una vicenda che ha colpito primariamente il mio aspetto umano, brandendo con violenza inaudita il mio essere per bene portando dolore alla mia famiglia. In questo orrendo gioco delle parti esco fortificato ma consapevole che nessuno potrà riconsegnarmi tutti gli attimi perduti della mia vita. Ringrazio - precisa - i miei avvocati, la mia famiglia e tutti coloro i quali mi hanno sostenuto, hanno creduto in me e sono rimasti al mio fianco in questo periodo”. “Rimane - conclude - un unico rammarico: mia madre ha subito in silenzio per questa vile infamia, andandosene via senza poter gioire della mia assoluzione. Sono convinto che da lassù il suo sorriso di oggi la ripagherà della sofferenza vissuta negli ultimi giorni della sua vita”.