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Colpo di scena nel processo a carico di Alessandra Sarlo, moglie del giudice Vincenzo Giglio, imputata per corruzione in un atto contrario ai doveri di ufficio. Il pm Gerardo Dominijanni ha chiesto la trasmissione degli atti in Procura per verificare l’ipotesi del reato di falsa testimonianza nei confronti di Gennarino Magnone, uno dei testi citati oggi. Un’audizione sospetta che non ha convinto il pubblico ministero. Magnone ha anticipato domande e risposte, fornendo spiegazioni su fatti rispetto ai quali non era stato ancora interrogato dal pm, riferendo inoltre un episodio particolare: mentre stava accompagnando l’ex consigliere regionale di centrodestra Franco Morelli dal giudice Vincenzo Giglio, ricevette una telefonata che era stata intercettata dicendo al suo interlocutore di trovarsi a Catanzaro mentre era a Reggio, giustificandosi in aula con un “mi sono confuso”. In aula sono stati citati altri tre testi, l’ex governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti che si è avvalso della facoltà di non rispondere. Mentre hanno risposto alle domande della pubblica accusa Morelli e Giglio, condannati in primo e secondo grado nel processo principale di Milano denominato “Infinito” - sulla cosca Lampada di Reggio Calabria - da cui ha preso il via il filone che ha portato in aula la Sarlo la quale, secondo l’accusa sarebbe stata favorita nel suo ingresso in Regione. Giglio, che al momento dei fatti era presidente di sezione del tribunale di Reggio Calabria, ha dichiarato di aver conosciuto Morelli nel 2008 e di esserne diventato amico. Ha poi spiegato, come già accaduto in altra sede giudiziaria, che sua moglie Alessandra Sarlo era dirigente della Provincia di Reggio ma, ma che voleva spostarsi per via del mobbing che aveva subito . Giglio ha tenuto a precisare di aver chiesto a Morelli se potesse fare una ricognizione per sapere se c’era la possibilità di un distacco al Consiglio regionale, cosa che si rivelò inattuabile. Poi ci fu la nomina all’Asp di Vibo da parte della Giunta. Anche Morelli si è soffermato sul suo rapporto con Giglio, spiegando di conoscerlo già da prima delle elezioni regionali del 2010 anche se lui, non si sarebbe mai interessato alla sua campagna elettorale, “non avrebbe potuto votarmi, il collegio era provinciale e io ero candidato a Cosenza”. Morelli ha aggiunto che con Giglio parlava spesso e si scambiava pareri e consigli, tanto che questi gli chiese come impostare una mozione a sostegno dei magistrati di Reggio dopo le note vicende delle bombe. Per quanto riguarda la Sarlo, Morelli ha confermato i problemi di lavoro della donna alla Provincia e il fatto che gli chiesero di sapere se si poteva spostare al Consiglio regionale, ma della successiva nomina all’Asp di Vibo Morelli ,sarebbe venuto a conoscenza solo a cose fatte, con un sms che Giglio gli mandò. Il pubblico ministero ha focalizzato le domande su quel famoso certificato in cui veniva attestata l’assenza di procedimenti penali a carico di Morelli, certificato richiesto dallo stesso ex capogruppo del Pdl alla Procura di Cosenza su consiglio di Giglio, necessario per il politico per dimostrare l’immotivata esclusione dalla Giunta regionale. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 8 settembre, giorno in cui verranno sentiti i testi della difesa, tra i quali il responsabile per il rilascio di certificati penali della Procura di Cosenza. Secondo le ipotesi accusatorie, Giglio si sarebbe avvalso dell’amicizia di Franco Morelli, pur di soddisfare le richieste della consorte, che voleva un incarico da dirigente operativo. Prima lo scambio di sms:«Ti confesso un piccolo segreto: mia moglie fa parte della piccola cerchia di persone a cui piace lavorare molto. Perciò, quale che sia la destinazione, per favore, che sia un posto fortemente operativo e non di mera rappresentanza. Questo per la sua serenità e per il mio equilibrio interiore per cui invoco la solidarietà maschile. Grazie». Poi il 19 aprile 2010 un fax in cui magistrato e politico si sarebbero scambiati reciproci favori pur di raggiungere l’obiettivo. La Sarlo in concorso con Morelli e Giglio, quest’ultimo in veste di pubblico ufficiale, «violando i doveri di imparzialità, probità, indipendenza e nonché il dovere di riservatezza compiva atti contrari ai doveri di ufficio». E mettendosi a disposizione di Morelli avrebbe rilevato allo stesso notizie riservate. Avrebbe trasmesso a Morelli «un fax attestante l’assenza di procedimenti penali o indagini a suo carico» e in cambio Morelli avrebbe soddisfatto le esigenze lavorative della Sarlo «Giglio avrebbe chiesto a Morelli di intervenire per favorire il distacco della Sarlo al Consiglio regionale della Calabria. Con l’aggravante derivante dal fatto che la corruzione ha ad oggetto il conferimento di un pubblico impiego».
Gabriella Passariello