Qualche alleggerimento lieve di pena (senza assoluzioni), ma nel complesso regge anche in secondo grado l'impianto accusatorio del processo 'Perseverance' contro la 'ndrangheta, operazione - scaturita da 'Aemilia' prima e da 'Grimilde' poi - coordinata dalla Dda di Bologna e condotta da squadra mobile della questura di Reggio Emilia, carabinieri di Modena e Dia del capoluogo emiliano. In primo grado erano stati condannati, in abbreviato, 22 persone (oltre ad un'assoluzione e 14 patteggiamenti) tra cui sei uomini della cosca chiamati a rispondere di associazione mafiosa.

La corte d'Appello di Bologna, presieduta dal giudice Alberto Pederiali, ha ridotto la pena (che resta comunque la più alta) a Giuseppe Sarcone Grande da 18 anni a 16 anni e 8 mesi, riconosciuto colpevole di aver gestito affari e recupero crediti tramite estorsioni con l'aggravante mafiosa. Condanne confermate per Salvatore Muto (classe '85) a 16 anni, Domenico Cordua a 15 anni, Salvatore Procopio a 14 anni.

Riduzioni lievi per Giuseppe Frijio (da 14 anni e 4 mesi a 12 anni e 6 mesi) e Giuseppe Caso (da 13 anni e 4 mesi a 11 anni e 4 mesi). Confermate anche le condanne per i fratelli Sarcone: 8 anni per Nicolino, tre anni e 8 mesi a Gianluigi, tre anni e due mesi a Carmine e un anno e quattro mesi (pena sospesa) per Giuseppina.

Aggravante mafiosa e condanna a 6 anni, 2 mesi e 20 giorni (erano 8 anni in primo grado) anche per la coppia modenese Alberto Alboresi e Genoveffa Colucciello, riconosciuta responsabile di aver affidato alla cosca il compito di gettare acido in faccia alla badante (fatto poi non compiuto) per accaparrarsi il patrimonio degli anziani che assisteva. Tutti gli imputati (tranne Giuseppe Salerno) sono stati condannati a risarcire le parti civili Regione, Provincia e Comune di Reggio Emilia, i Comuni di Cadelbosco e di Gualtieri, l'associazione Libera, Cgil, Cisl e Uil regionali, Cgil Reggio Emilia. Confermate anche le confische di società e beni disposte in primo grado.