Tra gli assolti del maxi processo Perseo c’è Tiziana D’Agosto, avvocato del foro lametino, il cui arresto suscitò all’epoca molto clamore. Arrestata a luglio 2013 la donna trascorse tre mesi nel carcere di Lecce prima di accedere ai domiciliari, che le vennero poi revocati per mancanza di esigenze cautelari ad aprile 2014.
Un’assoluzione la sua, seppur ancora in primo grado, che arriva dopo il fragore del coinvolgimento di una professionista eccellente in un processo così importante ed invasivo. Alla D’Agosto era stata contestata l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa perché avrebbe fornito “notizie da e per il carcere”, e perché si sarebbe fatta “strumento per il passaggio d’ informazioni riservate di cui entrava in possesso a causa e nell’esercizio della sua professione”.
Nelle centinaia di pagine che compongono l’ordinanza della maxi operazione, gli stralci che la riguardano sono tra i più duri. Si parla di un contributo volto ad agevolare l’organizzazione criminale, di un ruolo dinamico, di un rapporto privilegiato con Franco e Gino Trovato, oltre che di un legame di parentela, che l’avrebbe portata anche a violare il rapporto fiduciario con i suoi clienti per favorire la cosca Giampà.
Accuse pesanti come macigni che si scontrano con l’assoluzione odierna, seppur solo in primo grado. Resta sicuramente una professione distrutta, rimangono i mesi di carcere prima e i domiciliari dopo. Ma, si sa, la giustizia è anche questo.