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«Ho deciso di collaborare con la giustizia per il bene dei miei figli». Così Teresa Meliadò, moglie del pentito ed ex boss Giuseppe Giampà, durante il controesame degli avvocati nell’ambito del processo Perseo, ha spiegato la sua decisione di intraprendere la stessa strada del marito. Dall’ultima seduta è emerso lo spaccato di una famiglia di ndrangheta, quasi una telecamera nascosta nella quotidianità difficile e spinosa di chi vive con un capo clan.
Così la donna ha spiegato di avere scelto di prendere le fila della sua vita quando il marito si trovava in carcere a Siano. «Non era giusto pagarne, io ed i bambini, le conseguenze – ha detto in aula,aggiungendo poi «mia figlia tornava da scuola piangendo, le dicevano ‘tuo padre è in carcere’». Meliadò non ha tralasciato però di raccontare anche i vantaggi di una vita vissuta accanto ad un boss, «trattata come una regina», con anche una collaboratrice domestica in casa.
Ma la donna partecipava anche alle attività del clan. Era lei, ha raccontato in aula, ad andare a prendere abbigliamento da un noto negozio lametino, per gli affiliati o per il marito, vedendosi riconosciuti importanti sconti. Sconti che per lei stessa avrebbe rifiutato sentendosi in difficoltà. A chiudere il controesame l’ammissione della donna del boss di vivere ora una vita decisamente più sobria ed essenziale, ma di sentirsi più serena e felice.