Lamezia Terme – Parla il boss pentito Giuseppe Giampà e lo fa in audioconferenza da una località protetta. “Buongiorno presidente, buongiorno alla corte, buongiorno a tutti” inizia così la deposizione dell’ex capo cosca all’udienza del processo “Perseo” , in corso a Lamezia Terme.

 

Giampà è un fiume in piena, racconta di che essere “stato capo clan dal 2008 al 2011” anno in cui è stato arrestato. Il boss pentito continua ricostruendo al storia criminale del clan e la guerra con i Torcasio–Cerra-Gualtieri. “Prima del 2004 – ricorda il boss pentito - fino al 2000 eravamo unica cosca e dopo l ‘omicidio di Giovanni Torcasio ci siamo staccati come cosca e abbiamo avuto distacchi con i Cerra- Torcasio-Gualtieri. Nel 2002 in quell’anno venne ammazzato mio zio e quindi quello fu la rottura, ma a maggio del 2001 volevano ammazzare a me e i miei zii non ci volevano credere a sto fatto perché c’era la parentela e invece poi, dopo, hanno ammazzato a lui, a mio zio. Dall’omicidio Zagami è cominciata la vera guerra con i Cerra-Gualtieri-Torcasio”.

 

Alla domanda del Pm “di cosa vi occupavate?” la risposta di Giampà è stata: “un po’ di tutto: omicidi, usura, estorsioni, droga, truffe alle assicurazioni...tranne la prostituzioni, ci occupavamo un po’ di tutto”.

 

Parla poi dei rapporti con le altre cosche lametine e, per quanto riguarda i Iannazzo dice “avevamo nemici in comune, c’era un rapporto imprenditoriale –ha poi aggiunto - facevamo qualche estorsione insieme e parlavamo di lavori da prendere insieme. I rapporti nell’ultimo periodo li curavo io, prima Rosario Cappello, Angelo Torcasio ma nell’ultimo periodo ci parlavo io direttamente con Vincenzo Iannazzo e Antonio Provenzano”. “Ai Iannazzo erano stati affidati, i territori di Sant'Eufemia, l'area industriale, l'aeroporto e la fascia costiera fino a Nocera – continua il collaboratore di giustizia- ai Giampà il territorio di Nicastro, via del Progresso, Feroleto e Pianopoli”.

 

Per quanto riguarda le truffe, Giampà fa i nomi dell'avvocato Lucchino, del perito Rotundo, dell'ortopedico Petronio, dell'assicuratore Mascaro e dell'avvocato Scaramuzzino.

 

Il boss pentito, inoltre, non si lascia sfuggire la politica “I politici facevano a gara per venire da noi – ha detto Giampà - e l'avvocato Scaramuzzino mi fece incontrare il senatore Aiello per avere il nostro appoggio alle elezioni regionali del 2010, elezioni che potevano aiutarci nella concessione degli appalti”.