L’organo supremo si è espresso su 21 imputati che hanno scelto il rito ordinario. Solo quattro i casi di modifica o cancellazione della condanna
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
La Corte di Cassazione ha messo definitivamente la parola fine ad uno dei tronconi del Processo Perseo. Si tratta di 21 imputati che avevano scelto di essere processati con rito ordinario.
Confermate quasi tutte le condanne espresse dalla Corte di Appello di Catanzaro con solo alcune eccezioni. E’ il caso di Vincenzo Perri e Vincenzo Arcieri per i quali la condanna è stata annullata con rinvio. Per entrambi, il primo condannato nei due gradi di giudizio a dodici anni di reclusione, il secondo a nove poi ridotti a quattro, il processo sarà da rifare a Catanzaro.
Annullata, invece, senza rinvio per intervenuta prescrizione la condanna nei confronti del medico Carlo Curcio Petronio a cui era stata inflitta una pena in secondo grado a tre anni e sei mesi di reclusione. Annullata senza rinvio la confisca per Franco Trovato. Tutte le altre condanne inflitte in appello, un anno fa, sono state confermate. Gli imputati erano accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa finalizzato a una serie di truffe alle assicurazioni, ricettazione e possesso di materiale esplodente e, solo due imputati, accusati anche di reimpiego di capitali di provenienza illecita.
L’operazione, coordinata dalla Dda di Catanzaro ed eseguita dalla Squadra mobile di Catanzaro e dalla Guardia di Finanza, scattò il 16 luglio 2013 contro 70 imputati alcuni ritenuti esponenti del clan e altri concorrenti esterni andando a coinvolgere anche diversi colletti bianchi della città.
LEGGI ANCHE:
Operazione Perseo, nuovo processo per Giampaolo Bevilacqua
‘Ndrangheta: processo “Perseo” ai clan di Lamezia, sentenza definitiva