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Il processo Meta, contro le storiche famiglie di ‘ndrangheta del reggino, è arrivato in Cassazione dove la Suprema Corte ha rigettato tutti i ricorsi degli imputati e confermato le condanne di secondo grado. Si è concluso così un processo che ha fatto luce sul nuovo assetto della ‘ndrangheta reggina. Con questa sentenza la Suprema Corte ha dunque confermato l'impianto accusatorio costruito dal pm Giuseppe Lombardo che sancisce come il “Governo “ di Reggio Calabria sia nelle mani di un direttorio formato dalle più potenti cosche della città. Un grande famiglia formata dai De Stefano, i Libri, i Condello, i Tegano che, dalla fine della seconda guerra di 'ndrangheta che ha insanguinato Reggio dal 1985 al 1991, si è dimostrata in grado di gestire la vita economica, politica e sociale della città.
La Corte di Cassazione ha, quindi, rigettato i ricorsi di quasi tutti gli imputati, confermando le condanne di secondo grado:
6 anni a Demetrio Condello,
10 anni e 2 mesi a Pasquale Buda,
6 ad Antonino Cianci,
5 anni e 10 mesi a Domenico Barbieri,
6 anni a Domenico Corsaro,
7 anni a Santo Le Pera,
7 anni a Francesco Priore,
7 anni a Domenico Cambareri,
1 anno e 8 mesi a Francesco Condello (pena sospesa),
1 anno e 8 mesi a Domenico Francesco Condello (pena sospesa),
4 anni a Giuseppe Greco,
1 anno e 8 mesi a Salvatore Mazzitelli,
6 anni a Giandomenico Condello.
Uniche posizioni riviste quelle di Vitaliano Grillo Brancati (condannato a 5 anni e 6 mesi) per cui è stata annullata la condanna e quella di Giovanni canale (condannato a 1 anno e 4 mesi) per il quale la corte ha rinviato perché il reato è prescritto.