Paola - Secondo i magistrati non ci sono responsabilità per i dirigenti dell'ex stabilimento tessile di Praia a Mare. Le morti non sarebbero legate alle sostanze respirate dai dipendenti dell'azienda. Il verdetto è arrivato dopo dieci ore di camera di consiglio. Per conoscerne nel dettaglio cosa ha spinto i giudici a prosciogliere gli accusati, bisognerà però attendere la pubblicazione delle motivazioni, entro novanta giorni. (Aggiornamento 20.20)

 

La storia- È attesa per oggi la sentenza contro i vertici dello stabilimento Marlane di Praia a Mare, definito la “fabbrica dei Tumori”. Davanti al tribunale di Paola siederanno oggi, l’Eni e il gruppo Marzotto, entrambi vertici dell’azienda tessile di Praia a Mare, che secondo il racconto dei tanti coinvolti, ha provocato la morte di 100 persone. Tra dipendenti, familiari e abitanti del posto sono 159 le persone che si sono ammalate di cancro, 94 dei quali sono morte negli anni a causa del contatto avuto in fabbrica con sostanze tossiche. L’accusa per i gruppi imprenditoriali è di omicidio e lesioni colposi ma, le parti civili hanno chiesto, anche, la condanna in solido dei due gruppi imprenditoriali per un ammontare di 5 milioni di euro.

 

Le prime indagini risalgono al 1999 anno, in cui vengono sentiti come testimoni, gli ex dipendenti e i familiari delle vittime. In seguito ad una perizia voluta dal tribunale, sono stati ritrovati, nelle aree circostanti lo stabilimento tracce di sostanze tossiche come Zinco, Cromo esavalente, vanadio, piombo, arsenico, rame e mercurio. Testimonianza chiave di tutto il processo è quella dell’addetto all’impianto di smaltimento della fabbrica, Vittorio Cicero. Secondo quanto detto da Cicero, le acque della tintoria, del lavaggio e del fissaggio, provenienti dalla lavorazione tessile, una volta schiarite dal depuratore venivano scaricate in mare mentre i fanghi rimanenti venivano seppelliti nei terreni dello stabilimento.

 

Dai racconti dei sopravvissuti emerge una realtà terrificante. In fabbrica non si utilizzavano misure di sicurezza. Nè mascherine, nè guanti, si veniva a contatto con sostanze tossiche di ogni tipo primo tra tutte il colorante usato per tingere la lana. Cittadini della zona e operai della fabbrica, intanto, cominciavano a morire di tumori e neoplasie varie e la Marlane viene ribattezzata “la fabbrica dei tumori”. Tra la gente si inizia a parlare di un legame tra la fabbrica e le istituzioni locali. Nel processo, infatti, è d coinvolto l’ex sindaco di Praia a Mare, Carlo Lomonaco. Per lui la Procura di Paola, ha chiesto 10 anni, la pena più aspra. Per oggi è attesa la sentenza.